"Volemose bene", avanti così fino all'immancabile sconfitta

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Qualche riflessione a freddo sulle ultime comunali.

Non è vero che ci sia stato il crollo della affluenza rispetto alle elezioni del 2018. Più o meno le percentuali dei votanti sono uguali. Questo per dire che il pannicello caldo che spesso viene sventolato a sinistra per giustificare la sconfitta non funziona.
È pur vero che le percentuali, di poco superiori al 50%, segnalano un disagio diffuso ma questo non significa che tutti gli astenuti siano da iscrivere d’ufficio al centrosinistra.
Perché dunque nel 2018 ai ballottaggi vinse il centrosinistra e oggi esce sconfitto?
Mi sono fatto l’idea che a votare vadano ormai in buona parte i “tifosi”. È risaputo che io tifo per l’Inter e come tale sarei pronto a giurare il falso su di un rigore o un goal annullato. Lo stesso avviene in politica. Ho amici che votano a destra e avrebbero mangiato vivo Draghi. Oggi osannano Meloni che in economia e in politica estera fa più o meno le stesse cose che faceva Draghi. Questi sono i tifosi, una specie che esiste a destra e a sinistra e che non si smuove dai suoi convincimenti nemmeno con le cannonate.
Visti i numeri la differenza alle votazioni la fa una piccola percentuale di elettori liberi, di norma moderati, che si posizionano a seconda delle legittime convenenze, dei convincimenti morali e di come tira il vento.
Da questo punto di vista la destra è avvantaggiata perché il nostro è un paese moderato, incline al compromesso, amante della tranquillità. Il che non significa che il moderatismo sia di destra, c’è stato un periodo in cui, in particolare nelle nostre zone, il PCI incarnava questa ispirazione. Era un partito legato alle tradizioni, ai valori della nostra terra, un partito d’ordine e di buon governo. Oggi la destra incarna meglio lo Zeitgeist, lo spirito del tempo. La destra vince perché riesce ad essere unita anche quando si divide. La sinistra no, la sinistra annega nei rancori, schifa l’alleato ed è pronta a suicidarsi pur di non far vincere l’avversario interno.
La destra vince perché la sua classe politica (deputati, amministratori locali, manager) è uguale a quella che offre la sinistra. C’è stato un tempo dove al centro e a sinistra v’erano uomini di valore, un valore riconosciuto da tutti. Oggi non è più così. Il livellamento verso il basso ha colpito a fondo. Si vivacchia: poche idee e quelle poche assai confuse.
Anche nel nostro piccolo non mancano esempi. In provincia di Arezzo s’è perso quasi tutto (e ancora non s’è toccato il fondo), la Regione dopo le ultime elezioni comunali trema, eppure «Tutto va bene Madama la Marchesa». Non una voce, non un sibilo nelle “alte” sfere che guidano la politica, solo frasi fatte, lamenti di circostanza. Nessuno che prenda il toro per le corna. Anzi c’è anche chi fa peggio. Dalle nostre parti si pratica stabilmente il piccolo compromesso istituzionale, quel romanesco «volemose bene» che in politica porta solo sciagure. Si ingollano tutti i bocconi salvo poi dire, a pancia piena, che il sapore fa schifo.
Avanti così…fino all’immancabile sconfitta.

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Paolo Brandi

Paolo Brandi

Laureato in filosofia a Pisa e in storia a Siena. Amante dei cani, dell'Inter e della Sicilia. Fin da piccolo impegnato in politica ma col tempo ha assunto un atteggiamento più contemplativo.