Murales, infuria la polemica. Per Eron e Moneyless nessuna speranza

. Inserito in Politica

Giù il muro di via Garibaldi e con esso il murales, spazio al nuovo centro per l'impiego regionale che sorgerà dov’è adesso la palazzina comando all'ex caserma Cadorna: un nuovo immobile di tre piani e 1.900 metri quadrati. Non sembra esserci soluzione per salvare le due opere realizzate da Eron e Moneyless.
La delibera presentata nel consiglio comunale dello scorso 30 giugno continua a far discutere: “Abbiamo approvato – aveva sottolineato l’assessore Alessandro Casi nell'occasione – un progetto di particolare rilievo, sia edilizio che di riqualificazione urbana, che prevede la ricostruzione, a seguito della demolizione dell’edificio esistente, di un nuovo stabile, inserito armoniosamente nell’architettura attuale della piazza. Abbiamo deciso di procedere con la preventiva demolizione perché a seguito dei controlli eseguiti dai tecnici incaricati sono emerse numerose criticità strutturali. Con l’intervento in oggetto riusciremo a dare alla città un edificio nuovo, efficiente, anche in termini di risparmio energetico, funzionale e al passo con i tempi. È la prima risposta in termini di decoro e sicurezza”. 
Decisione che non convince l'opposizione:
"Non è la prima volta che le giunte di destra distruggono momenti importanti della cultura aretina". A dirlo è Giuseppina Macrì, responsabile cultura PD Arezzo, che aggiunge: "La destra distrugge i murales come ha distrutto il fermento culturale della città".

"La giunta che ha preceduto l'attuale ha chiuso la Casa delle Culture, spazio di aggregazione con insostituibile funzione di confronto culturale e di aggregazione, in omaggio all’assunto che l’importante  è distruggere, cancellare tutto ciò che è stato fatto da altri per rendere la città una comunità migliore.
Questa volta ci troviamo di fronte a un caso di distruzione artistica e culturale voluta e premeditata.
Da anni la giunta lavora per distruggere  i murales, espressione di cultura popolare ma soprattutto ricordo dell'ultimo momento di fermento culturale della città.
Momento che è stato considerato da damnatio memoriae da chi pensa che “ il decoro è bianco “.
Panem et circenses: ecco il vero programma culturale dell'assessore e sindaco. Anzi poco pane e pessima attività circense.
La mancanza di sensibilità verso la cultura è stata già dimostrata dall'attuale giunta anche con la chiusura di molti spazi precedentemente, da tutte le giunte che si sono succedute, usati come sedi espositive.
Ricordate il raro festival? Talmente raro che è sparito con tutti i soldi che è costato mentre i nostri consiglieri comunali stanno cercando di conoscere i bilanci degli ultimi anni di lavoro della Fondazione Guido d'Arezzo.
Non pago di quanto già fatto, il sindaco ed assessore alla cultura vuole superare il suo illustre  predecessore ed abbattere i murales che per quanto concerne la città d'Arezzo non rappresentano momenti di arte spontanea o di primitiva espressione coloristica, ma sono stati ideati e realizzati da grandi artisti internazionali,  i cui nomi e i cui curriculum tutti potranno valutare sul web.
Ci proponiamo dapprima di  verificare la liceità e le caratteristiche giuridiche degli atti amministrativi.
Poi contatteremo gli artisti, per informarli della decisione della giunta comunale di Arezzo.
Una decisione sbagliata e lontana dall'idea di una città viva e aperta".

Sulla questione interviene anche il capogruppo di Arezzo 2020 Francesco Romizi: “Murales di via Garibaldi: con un’espressione artistica in ballo non si può ragionare con solo in testa l’iter burocratico da seguire e mettendo i diritti l’uno contro l’altro”.

“Espressioni artistiche di arte contemporanea: questo sono i murales di Moneyless e Eron che sembra stiano per andare incontro, almeno una parte, a un amaro destino. Non ci sarebbero scusanti. Non possiamo sempre mettere i diritti e i principi l’uno contro l’altro. È illogico sostenere: così facciamo spazio al centro per l’impiego. Perché mai un servizio pubblico deve affermarsi contro la fruizione estetica di un’opera? Perché mai un collegamento tra due piazze, e quindi la libera circolazione delle persone nello spazio urbano, sul quale posso essere d’accordo, deve avere come conseguenza una sfregio pesante alla libertà di espressione artistica? È altrettanto inaccettabile fermarsi a un dato meramente ‘amministrativo’ come un vincolo decaduto che libera da ogni laccio della Soprintendenza. Proprio perché in questo caso si parla di estetica ed entra in gioco una categoria valoriale riconducibile a ciascuno a noi, c’è da chiedere a questa giunta, formata anche da architetti e ingegneri che qualche giorno sui libri di arte e storia dell’arte avranno certamente trascorso: ogni conseguenza di un provvedimento legittimo è automaticamente bella? Oppure qualche valutazione in punta non di solo iter burocratico andrebbe fatta? Non mi si dica poi che il centro storico di Arezzo non deve essere interessato da queste espressioni perché fuori luogo rispetto al contesto che lo caratterizza. Al di là del noto e scontato esempio della piramide parigina del 1988 nel cuore del Rinascimento francese, non mi pare che quel punto della città, con un’arteria stradale molto trafficata e tante strisce blu per la sosta degli autoveicoli, si caratterizzi per la presenza di un’abside o per un palazzo con merli e trifore. Al netto quindi del timore di un atto meramente ‘punitivo’ nei confronti del simbolo di una manifestazione rispetto alla quale il centrodestra voleva porsi in discontinuità, dimenticando che sono passati oramai 6 anni dall’ultima Icastica, guarda caso contiguo all’altra ‘vendetta’ consumata per la Casa delle culture, dico: la proposta di Danilo Sensi è un ottimo spunto per trovare la giusta soluzione. In ogni caso, il murales in questione non può finire sbriciolato”.

Tags: Partito Democratico Francesco Romizi Murales