"Case della comunità... senza la comunità", Arezzo 2020 presenta un atto d'indirizzo
La nota del gruppo consiliare di opposizione Arezzo 2020 sull'atto d'indirizzo sulle Case della comunità che verrà presentato nel prossimo Consiglio comunale.
Alcuni giorni fa abbiamo appreso che, a seguito di decisione regionale e con i finanziamenti PNRR, ad Arezzo saranno realizzate due Case della Comunità (che si aggiungeranno alla Casa della Salute già esistente), un Ospedale di comunità e una Centrale operativa per l’assistenza territoriale.
Il testo della delibera ci informa che per questa programmazione è stato attivato da tempo un lavoro delle ASL che hanno coinvolto le istituzioni, in sostanza le Conferenze aziendali e zonali dei sindaci. Non dubitiamo che questo sia avvenuto, anche se non abbiamo riscontri in merito, e riteniamo positivo che si comincino a muovere i primi passi per concretizzare la nuova organizzazione dei servizi del territorio di cui, proprio in tempo di pandemia, avvertiamo tanto il bisogno.
Ma… c’è un ma: si sta ragionando di strutture che fino dal nome sono dichiarate “della Comunità” ma senza coinvolgere la Comunità, che è molto più larga della sola Conferenza dei Sindaci e va dal Consiglio comunale alle tante associazioni, enti e organizzazioni che danno vita al tessuto sociale cittadino. Non vi è stata fino ad ora alcuna iniziativa di partecipazione, discussione, nemmeno di semplice informazione pubblica, sul contenuto dei progetti in corso (se progetti ci sono). Invece è il momento di cominciare a esplicitare che cosa saranno queste strutture e soprattutto le Case della Comunità, se vogliamo che siano tali.
Deve essere chiaro che in ciascuna Casa della Comunità i cittadini dovranno trovare gli ambulatori dei medici di medicina generale, gli infermieri e altri operatori sanitari e sociali, altre attività sanitarie di base compresa la prevenzione, lo sportello per le prenotazioni, i servizi sociali del Comune per l’indispensabile integrazione socio sanitaria e per dare al cittadino un punto di riferimento unico, e anche locali per le associazioni che si occupano di salute e per la partecipazione.
Insomma, le Case della Comunità, se si leggono i documenti costituivi, non sono soltanto strutture sanitarie delle ASL, non sono nemmeno uffici del Comune, sono, appunto, CASE-DELLA-COMUNITA’; luoghi dove, accanto a servizi sanitari e sociali rinnovati, i cittadini trovano gli strumenti tecnici, sociali, culturali e partecipativi per promuovere e tutelare il benessere (salute) individuale e collettivo. Ma allora, si può iniziare un processo di realizzazione di strutture di questo tipo, addirittura fare annunci sulla loro localizzazione (peraltro molto generici e poco chiari come quelli del Comune di Arezzo), senza contestualmente aprire una fase di informazione e discussione su questi punti?
Presenteremo a breve un atto di indirizzo per impegnare la Giunta a portare questi temi all’attenzione del Consiglio Comunale e per attivare, in collaborazione con la Direzione della Asl sudest, occasioni di informazione dei cittadini e di coinvolgimento delle organizzazioni sociali. Le sedi per farlo non mancano, è questione di volontà.