Referendum Asl, Arezzo 2020 non ci sta: "Ordinamento Asl è materia del Consiglio Regionale"

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La note del gruppo consiliare Arezzo 2020 che si dice contrario ad un referendum sulle Asl, annunciato dal sindaco Alessandro Ghinelli e dal vice sindaco Lucia Tanti, che abolirebbe le Asl di area vasta in favore di quelle provinciali.

Con squilli di tromba il duo Ghinelli-Tanti annuncia un referendum sulle Asl. Ci pare più che altro un tentativo di alzare un polverone per nascondere i propri guai e i guasti dell’Amministrazione comunale. Ma andiamo con ordine.

Di quale referendum stanno parlando? L’ordinamento delle ASL è materia del Consiglio Regionale; si pensa quindi a un referendum regionale con precise e definite procedure? Si pensa a un referendum aretino? Quello comunale sarebbe chiaramente inutile oltre che improponibile a norma di Statuto del Comune di Arezzo, giacché questo istituto è previsto solo per materie di esclusiva competenza comunale. L’annuncio roboante sa molto di mera propaganda.

Anche passando sopra a tutto ciò, poniamo la domanda: è questo lo strumento per affrontare oggi, in una situazione del tutto particolare, i problemi della sanità aretina e della sanità toscana? Perché è ovvio che la sanità aretina (come quella di qualunque altro territorio) non è separabile dal miglioramento generale della sanità toscana.
Sia chiaro, la sinistra toscana e aretina sono state contrarie fin dal nascere alle grandi ASL ed in generale è contraria ad aggregare i servizi pubblici in grandi aree che “deterritorializzano” i servizi stessi e li collocano fuori da rapporti con le istituzioni locali. Siamo perciò convinti che la Regione debba cominciare a ragionare su una profonda verifica dell’attuale assetto per modificarlo profondamente.

Tuttavia, impegnare oggi l’intero territorio regionale in un referendum e poi nel caso smontare e rimontare l’attuale ossatura delle Asl, con tutto quello che comporta per la ricostituzione degli organismi e degli apparati dirigenti e gestionali di nuove ASL provinciali, vuol dire impegnare per almeno un anno l’intero servizio sanitario toscano in una discussione tutta centrata sul suo “guscio” e non sui suoi servizi. Proprio quando si devono decidere cose importanti per la salute dei cittadini, ad iniziare dall’attuazione del PNRR che prevede consistenti risorse per la crescita e la riorganizzazione dei servizi sanitari. Occorre progettare la realizzazione delle Case della salute (della comunità), cioè stabilire quante e dove; in Toscana se ne devono realizzare circa 80, distribuite nel territorio. Occorre progettare il potenziamento dell’assistenza domiciliare, servizio fondamentale per cittadini e famiglie. Occorre progettare le centrali operative, gli ospedali di comunità. Occorre realizzare l’integrazione tra sociale e sanitario e tanto altro. Tutte cose espressamente previste dal PNRR e finanziate con fondi nazionali ed europei che saranno utilizzabili solo se ci saranno progetti concreti. E occorre ritrovare un importante ruolo per l’Ospedale S. Donato nella rete ospedaliera toscana e nei rapporti con il territorio.
E’ immaginabile una discussione sugli apparati e sui confini geografici trascurando tutto questo? Il Comune di Arezzo vuole rinunciare a discutere di questi progetti sventolando un referendum per distogliere l’attenzione dei cittadini dai guai e dai guasti che sta provocando?

C’è un’altra strada per superare le criticità introdotte dalle ASL di Area vasta. La risposta si trova entrando nel merito di queste criticità dipese in parte dalle dimensioni, ma molto dall’impianto accentratore e burocratico che ha estraniato i territori dai processi programmatori e gestionali, complicando il funzionamento dei servizi e disorientando cittadini e operatori.
Si tratta allora di recuperare il valore dei territori: la struttura sanitaria dei territori si chiama distretto socio sanitario. Dobbiamo chiedere alla Regione, tutti insieme, Comune, forze politiche, forze sociali, di modificare l’impianto delle ASL restituendo ai distretti un ruolo “forte” che gli apparteneva già nella legge 833, dotandoli di capacità organizzativa riguardo ai servizi del loro territorio, di risorse certe, di capacità programmatoria e di interlocuzione con i Comuni e l’Azienda. Questo è fattibile in tempi ragionevoli, smonta l’accentramento delle ASL e rende i Comuni di una zona protagonisti del miglioramento dei servizi per i propri cittadini.

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