La Tari s'impenna, per FdI Arezzo "occorre tornare a dimensione provinciale del servizio rifiuti"

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Fratelli d'Italia Arezzo: "La Tari s’impenna: è necessario tornare ad una dimensione provinciale del servizio rifiuti. Dire addio ad ARERA per le tariffe e all’Ato di area vasta. Si torni ad Ato e gestore provinciale"
Fratelli d'Italia gruppo consiliare di Arezzo interviene sull'aumento della tari, con il capogruppo Lucacci: "Redditi che calano, imprese che chiudono, famiglie che annaspano per arrivare a fine mese. In questa situazione, generata dalla micidiale accoppiata di crisi economica e Covid, la Tari aumenta. Anzi: si impenna con aumenti percentuali superiori a due cifre. I comuni fanno da gabellieri incolpevoli  ma è naturale che il cittadino guardi il mittente della tassa sui rifiuti.
In  realtà siamo di fronte a ben altro e tutti, famiglie e imprese, sono chiamati a pagare pessime scelte compiute a livello nazionale e regionale. 
Vediamo chi decide quanto si deve pagare e chi decide per che cosa si deve pagare." 
Prosegue Lucacci: "Per quest’anno, e solo grazie al contributo una-tantum stanziato da molti comuni per far fronte alla crisi post Covid, l’incremento tariffario per i cittadini sarà calmierato. Tuttavia per il prossimo futuro non ci attende niente di buono sul fronte delle tariffe. La raccolta dei rifiuti e più in generale l’igiene urbana è un servizio di prossimità: se non consideriamo acqua ed energia che “entrano” in casa, la raccolta e lo spazzamento sono di quanto più vicino al cittadino si possa immaginare. Logica vorrebbe che fossero i Comuni a stabilire quanto pagare per questo servizio. Invece il Governo Gentiloni nel 2017 ha riservato questo compito ad ARERA, acronimo che indica l’Autorità nazionale di regolazione dei servizi pubblici. In modo burocratico e con sistemi matematici già applicati ad acqua ed energia, ARERA ha stabilito quanto devono pagare i cittadini. Quelli di Arezzo come quelli di Merano come quelli di Caltanisetta. Ruolo dei Comuni? Zero. Potere decisionale dei Comuni? Inesistente.
Come se questo non bastasse, dobbiamo ricordare che mentre ARERA stabilisce i costi del servizio, la strategia di sviluppo e la gestione del servizio stesso vengono decisi dall’ATO e Sei Toscana , cioè l’ambito territoriale che gli ideatori hanno modestamente definito ottimale e un gestore fino ad oggi tutt’altro che efficiente.
Nel nostro caso le province aggregate sono quelle di Arezzo, Siena e Grosseto, l’Ato della Toscana meridionale. Il più vasto d’Italia.
Sarebbe interessante una riflessione sul fatto che la salute dei cittadini e i rifiuti dei cittadini seguono la stessa logica gestionale. Che non ha mai funzionato e che continua a non funzionare.
E come per la cosiddetta grande Asl, si torna a ribadire con insistenza il ritorno ad una dimensione provinciale, altrettanto si comincia a fare per i rifiuti.
Si parla di servizi essenziali per i cittadini che richiedono conoscenza e vicinanza al territorio, uno stretto rapporto tra chi gestisce e chi usufruisce del servizio, una forte flessibilità per rispondere alle esigenze immediate. Non stiamo parlando della produzione di oggetti che può essere fatta in Italia come in Asia. Le economie di scala rischiano di rappresentare un danno per la qualità e il costo del servizio. Il gigantismo amministrativo ipotizzato e praticato dalla Regione Toscana è arrivato al tramonto.
Si tratta quindi di tornare ad una gestione di ambito provinciale  che veda i Comuni e quindi i cittadini protagonisti. Un sistema tariffario che sappia premiare – e non penalizzare come accade adesso – chi sceglie di fare la raccolta differenziata e di avere comportamenti responsabili nei confronti dell’ambiente. E che sappia anche destinare le risorse agli investimenti sul territorio.
Il primo passo in questa direzione è  l’avvio delle procedure di risoluzione del contratto con SEI Toscana nei tempi tecnici più rapidi possibili e la restituzione della gestione di questo servizio ai cittadini e quindi ai Comuni. Contemporaneamente va aperto un confronto nazionale perché le tariffe non siano decise burocraticamente a Roma ma a livello territoriale, con la consapevolezza delle particolarità di ogni territorio che solo un ente locale può avere."
Conclude Lucacci: "Ieri ad Arezzo l'opposizione in consiglio comunale non è uscita per protestare per l'assenza del sindaco in consiglio comunale, una puerile scusa, ma solo per non essere presenti e dover votare contro all'ennesima idiozia voluta da un governo nazionale a guida PD".

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