Arezzo, timori da sommatoria di vicende tecniche e amministrative da disinnescare o chiarire

Intanto il ritorno alla vittoria, evento non così frequente in questa stagione (ultimo precedente a fine settembre contro la Pro Patria) che consente di mettere fieno in cascina e guadagnare spazio nei confronti di una zona play-out che si era fatta pericolosamente vicina.
Poi la presentazione del crowdfunding con obiettivo definitiva ristrutturazione de Le Caselle al servizio del settore giovanile e soprattutto del patrimonio dell’Arezzo calcio. Tutto bene allora? Diciamo piuttosto: tutto bene e niente a posto; i punti interrogativi di questa stagione continuano infatti a moltiplicarsi. Partiamo dal campo.
Vittoria importante si diceva e questo è un dato indiscutibile. Altrettanto lo è però il fatto che per l’ennesima volta la squadra ha dimostrato di reggersi sulle giocate individuali dei suoi elementi più dotati (i gol sono stati molto belli entrambi ) e non su una manovra appena accettabile. Nel primo tempo gli amaranto non hanno saputo esprimere una sola azione degna di questo nome, lasciando iniziativa e campo alla Giana Erminio che, al netto della inconsistenza offensiva, aveva un assetto molto più logico del nostro.
L’inizio ripresa è stato identico, con un Arezzo spaesato che concedeva campo all’avversario e buon per noi che l’arbitro non ha visto la “cravatta” di Foglia su Remedi (dalla Minghelli l’han vista tutti e per un lungo istante il respiro s’è fermato). Poi una palla sbagliata a centrocampo ha innestato una ripartenza letale per la squadra di Albè : bravi sono stati Gori nell’appoggio e Caso nella finalizzazione che ha messo in ghiaccio il risultato. Però accade poi che nel dopo partita il presidente La Cava parli (giustamente) di un primo tempo orribile ed il mister di 12-13 palle gol costruite nella gara ed allora mi sembra evidente che qualcosa non torna. Dove Di Donato ha visto tanta dovizia di gioco e occasioni vorremmo saperlo, dato che ci è sembrato che si continui a non avere una identità. Il guaio maggiore è che se si pensa che così va bene è anche peggio.
Crowfunding: l’iniziativa appare interessante, potrebbe e dovrebbe cementare il rapporto tra squadra e città, ma è accompagnata da una lista di perché lunga così e che stende un’ombra su tutta l’operazione. Perché una cosa così importante (e già ipotizzata da tempo) ha subito un’accelerata improvvisa e un po’ sconclusionata (appuntamenti fissati senza consultare Orgoglio Amaranto, associazione dei tifosi che prende tempo e si riserva la decisione)? Non era meglio parlarsi prima ed arrivare uniti e compatti al colloquio con The best Equity? Perché è stata presentata in tono dimesso, fuori città, senza il battage mediatico che avrebbe meritato? Perché la polemica con il Comune, che sostiene di non essere stato informato? E la replica, a stretto giro di posta, del presidente, che sostiene l’esatto contrario. Infine, a margine di questo progetto, fanno capolino personaggi che non hanno un ruolo ufficiale nell’organigramma societario? Senza contare le voci sulle trattative di cessione di tutta o parte della società che rimbalzano da settimane. La riconoscenza, la stima e la fiducia nella persona di Giorgio La Cava sono e restano immutate, così come la solidarietà per la solitudine in cui continua a portare avanti il club con comportamenti oggettivamente virtuosi (già pagati stipendi che altrove vedranno forse a Natale), ma la sommatoria delle vicende tecnica e amministrativa suscitano timori che sarebbe buona cosa disinnescare o chiarire.
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