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venerdì | 29-08-2025

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Arezzo calcio e l’elogio della normalità. Visto dalla curva di Paolo Galletti

Dopo le costanti fibrillazioni che in una maniera o in un’altra avevano contraddistinto l’era Ferretti ( dalle campagne acquisti oggettivamente importanti alle liti con l’amministrazione comunale, dalla presenza di personaggi di un certo tipo in società e in squadra alle congiure  di spogliatoio, dal valzer di direttori sportivi ai proclami prima lanciati poi smentiti con l’avvio ufficiale della crisi ) sembra oggi di essere nel mondo delle favole ed invece è solo, semplicemente, eccezionalmente la normalità che dovrebbe accompagnare ogni  estate.

La squadra sii ritrova, i tifosi commentano e studiano i nuovi arrivati, partono le amichevoli con gradazione di difficoltà crescente e così ci si avvia verso il periodo in cui si farà sul serio.
Non so cosa accadrà allora, quale impatto avrà questa ciurma di giovanotti capitanata da “zio Nello” in un torneo complicato e difficile come quello di serie C.

So però che finalmente, quando mi regalo qualche minuto di pausa e mi dedico alle notizie in salsa amaranto,  non ho più l’ansia addosso.

La notizia via social di poche ore fa della riacquisizione dei  campi dell’antistadio è forse la vera ciliegina sulla torta di questa stagione appena cominciata.

La composizione dell’”affaire Funghini” dimostra che con la credibilità e la buona volontà la soluzione che altrove si pretendeva a pugni sul tavolo diventa possibile. 

Lo stesso vale per gli accordi con le società del territorio, tassello fondamentale per la crescita di tutto il movimento e per far cessare quella latente concorrenzialità che da qualche parte si respirava da sempre tra le piccole società locali e il “grande Arezzo”. 

Idem per l’intesa con le “citte” amaranto, protagoniste di una cadetteria che coi maschietti continuiamo a sognare. 
Se vogliamo crescere dobbiamo farlo tutti insieme, unendo le forze e non alzando steccati.

La Cava e Anselmi hanno imboccato un percorso che pare virtuoso.
A tutti noi fare cerchio intorno a loro e crederci ancora, con la stessa intensità con la quale ci abbiamo creduto da marzo e fino a Carrara.