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martedì | 21-10-2025

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Visto dalla curva

Arezzo, bene anche vittorie “sporche” come col Gozzano. La squadra ha ritrovato un’anima

Non è stata una vittoria facile, anche  se la squadra amaranto ha largamente legittimato il successo nella prima parte di gara, quando ha creato molto e sprecato abbastanza, esaltando le doti del portierino classe 2001 dei piemontesi. Ad inizio ripresa il lampo di Belloni è stato per una buona mezz’ora l’unico acuto dei ragazzi di Di Donato. Bello e decisivo, ma isolato dentro una fase nella quale la squadra ha improvvisamente abbassato la linea di gioco, concedendo spazio ad un avversario che nel primo tempo s’era visto poco o niente. Imprecisi nei passaggi (fin dall’inizio più del lecito), penalizzati dalla mancanza di un riferimento offensivo poiché Gori, visibilmente dolorante, non era in grado di contrastare i centrali avversari, Cutolo e compagni hanno avuto però il merito di mettere dentro una partita diventata scorbutica e fallosa quella tigna che altre volte era mancata. Così la squadra di Sassarini è stata sostanzialmente neutralizzata nella foga di rimonta e quando i cambi (forse un po’ tardivi) hanno ridato fiato e gambe si poteva anche arrotondarla (ancora Crespi bravo sul capitano).

E’ stata dunque una vittoria “sporca”, non accompagnata dalla qualità di gioco vista contro Olbia e Novara, ma forse per questo ancora più importante. Per scalare posizioni bisogna imparare anche a vincere partite così, sfruttando l’occasione quando capita e mordendo le caviglie avversarie quando si  soffre. Benissimo, al riguardo, Borghini, che da centrale non ha sbagliato praticamente niente e comunque in crescita sia Corrado che Baldan. Foglia al rientro ha assicurato più chiusure che spinta ma ha confermato che è essenziale lì nel mezzo (peccato per il giallo, inevitabile dopo  che l’avventatezza di un campagno aveva innestato un contropiede pericoloso).

Resta il dilemma dell’attacco, perché Gori al momento è evidentemente limitato nei movimenti e nell’affondo dei contrasti (encomiabile lo spirito di sacrificio) e alle sue spalle Mesina e Cheddira sono entrambi poco maturi per la categoria.  Peccato, perché a Renate sarebbe stato bene andarci con l’intero undici al 100%, ma certamente non partiremo battuti. L’Arezzo ha ritrovato un’anima (a tratti anche un gioco) e tutti dovranno farci i conti.

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