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mercoledì | 17-09-2025

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Sport

Aretini in alta quota raggiungono il Campo Base dell’Everest

Più che una montagna, un mito: con i suoi 8848,86 metri s.l.m., l’Everest è la vetta più alta del pianeta ed i primi tentativi per raggiungere la sua sommità risalgono al 1924 quando George Mallory e Andrew Irvine persero la vita durante la scalata. Proprio nelle ultime settimane, alcuni resti ritrovati hanno riaperto il dibattito:  riuscirono a raggiungere la cima o furono costretti a rinunciarvi? Per ora, la prima ascensione certa viene attribuita al neozelandese Edmund Hillary e allo sherpa Tenzibg Norgay, nel 1953. E arriviamo ai giorni nostri: nel 2023 il Nepal ha rilasciato 478 permessi a scalatori stranieri, a fronte di una tassa di 11.000 dollari ciascuno mentre il costo totale per scalare l’Everest varia da 45.000 a 200.000 dollari: un’impresa alla portata di pochi… Ma c’è un sogno ben più realizzabile, alla portata di tutti gli amanti del trekking: quello di affrontare il difficile ma magnifico cammino che dall’aeroporto di Lukla, situato nei pressi dell’omonimo villaggio a quota 2860 m., nel nord-est del Nepal,  porta al mitico Campo Base, situato a 5.364 m. ai piedi del ghiacciaio Khumbu. Viaggiando e Open World Travel proprio in questi giorni hanno consentito ad un gruppo di otto aretini di varie età (qualcuno vanta ben 78 anni!) e professioni (tra cui il prof. Vellutini, erroneamente identificato come scalatore da un giornale on line!) di affrontare  il trekking d’alta quota partendo da Lukla e passando attraverso la cosiddetta capitale sherpa, Namche Bazaar (3.440 m), per poi seguire la valle del fiume Dudh Kosi ed arrivare a Dingboche (quota 4410), Lobuche (quota 4910) e finalmente  raggiungere il Campo Base… per poi  iniziare la non meno impegnativa discesa attraverso il passo di ChoLa (4749) e la pittoresca località di Gokyo (4750). Si tratta di Roberto Rossi, Cristina Cristofoli, Ugo Borgheresi, Barbara Calderini, Francesco Stocchi, Alfredo Vellutini, Claudio Albiani e Luca Calugi. Non sono mancati i momenti difficili, dovuti al freddo, alle condizioni spartane dei rifugi  e all’altitudine ma,  se tutto procede regolarmente, il gruppo rientrerà domenica notte ad Arezzo, forse un po’ provato dalla fatica ma con gli occhi raggianti di gioia e soddisfazione per l’overdose di bellezza che questo viaggio ha loro regalato.