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sabato | 08-11-2025

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Politica

Un cambio di passo per dare certezze ai cittadini e alle imprese

Ma i peggiori, lasciatemelo dire, sono quelli che affermano solennemente che niente potrà continuare come prima, guardandosi bene dallo specificare cosa non funzionasse prima. Perché alla fine sperano che tutto continui come prima.
Nondimeno c’è chi, in questa difficile situazione, ha molte ragioni: ai primi posti, si collocano imprese e categorie produttive. Perché in un mondo globalizzato restare fermi, mentre altri riprendono a marciare, significa rimanere indietro con scarse possibilità di recupero.
Il ministro Boccia, parlando delle richieste di riapertura delle attività economiche, ha usato una frase poco felice affermando “che qualcuno è annebbiato dal dio denaro” e che così si rischia di vanificare i sacrifici fatti fin qui. Sulla seconda parte mi trovo d’accordo, mandare a carte quarantotto i risultati raggiunti nel contenimento dell’epidemia sarebbe criminale.
Per quanto riguarda “l’annebbiamento” vorrei invece rammentare Luigi Einaudi il quale, parlando degli imprenditori, sosteneva che “è la vocazione naturale che li spinge; non soltanto la sete di guadagno. Il gusto, l’orgoglio di vedere la propria azienda prosperare, acquistare credito, ispirare fiducia a clientele sempre più vaste, ampliare gli impianti, costituiscono una molla di progresso altrettanto potente che il guadagno…”. Ovviamente parlava di imprenditori autentici.
Tuttavia è vero che bisogna muoversi con cautela. Questo significa evitare di lanciare messaggi poco comprensibili; non si capisce, ad esempio, perché riaprano i negozi di abbigliamento per bambini e non quelli per adulti. Ci vuole serietà, la stessa serietà che ho ritrovato nelle parole del presidente della delegazione aretina di Confindustria sud quando, in una recente intervista, ha dichiarato che “la sicurezza dei luoghi di lavoro è la prima condizione per tornare in attività, siamo i primi ad esserne consapevoli”. Aggiungendo una cosa fondamentale: “abbiamo bisogno di sapere al più presto quali sono le condizioni tecniche alla quale verrà legata la ripartenza. Il governo ci deve dire quali mascherine ci dobbiamo procurare, qual è la distanza sociale alla quale dobbiamo adeguarci, se chi non l’ha ancora fatto deve dotarsi dei termoscanner o di altri strumenti per misurare la temperatura dei dipendenti che entrano in azienda”.
Io aggiungo che in altre parti d’Italia siamo già in una fase avanzata e si stanno siglando “protocolli per la sicurezza sui luoghi di lavoro”. Ad Arezzo vogliamo aspettare che siano altri a levarci le castagne dal fuoco?
A tal proposito ringrazio i sindaci che ci forniscono quotidianamente bollettini e numeri sul contagio e come bravi pastori tengono insieme il gregge. È utile sapere come vanno le cose, ed è altrettanto importante mantenere il controllo sociale, però adesso ci vuole un cambio di passo per dare certezze ai cittadini e alle imprese.