Sempre meno al voto. Seppia: “Verso l’autocrazia, disaffezione data da delusione”

“A ruota libera”: cittadini, associazioni e politica a confronto sulla disaffezione al voto. Mercoledì 18 giugno scorso si è svolto ad Arezzo, presso la sala CGIL di via Montecervino, l’incontro pubblico “A ruota libera: incontro per riflettere ad alta voce sulla disaffezione dei cittadini al voto: dalle elezioni politiche al referendum”, promosso dall’associazione La Fabbrica delle Idee. Un pomeriggio di riflessione e confronto partecipato, che ha visto la presenza di cittadini, rappresentanti delle istituzioni, esponenti politici e del mondo associativo, tutti accomunati dalla volontà di discutere un tema oggi quanto mai urgente: il crescente distacco tra cittadini e partecipazione democratica. I dati percentuali del recente voto referendario – come sottolineato nell’introduzione da Mauro Seppia, presidente dell’associazione – confermano una preoccupante tendenza: la partecipazione al voto, un tempo vicina al 90%, oggi spesso si attesta sotto il 50%, con cifre ancora più basse nei referendum. Un segnale d’allarme che non può essere ignorato.
Mercoledì 18 giugno u.s. presso la sede della CGIL di Arezzo si è tenuto un ampio ed approfondito confronto sul tema della disaffezione degli elettori verso le elezioni politiche, amministrative ed i referendum. Un fenomeno che ha assunto, anche in Italia dimensioni pericolose, mentre sta crescendo la partecipazione dei cittadini verso i comitati per la difesa dell’ambiente, del verde, degli scempi urbanistici e su temi sentiti. Nel recente referendum si è confermata la tendenza, in atto dal 1997, salvo quello del 2011, di una partecipazione al voto, di gran lunga inferiore al quorum richiesto, ma circa 14 milioni di persone si sono recate alle urne.
La città di Arezzo presenta dati di affluenza di poco superiori alla media nazionale; si sono recati alle urne circa 23.300 cittadini (pari al 32,14% del corpo elettorale), ma in numero superiore ai voti conseguiti, nel 2024, dalle coalizioni politiche. Le cause di questa disaffezione sono varie e complesse: la caduta di credibilità, in particolare, a partire dal 1992, del Parlamento, dei partiti, delle associazioni, anche di categoria e dei soggetti e delle sedi intermedie, che collegavano il paese con le istituzioni.
L’aumento delle disuguaglianze, delle persone in stato di povertà, con la profonda modifica del mercato del lavoro, il ridursi delle aggregazioni produttive e sociali, con l’affermarsi della globalizzazione e di interessi superiori agli stati, ha inciso sulla fiducia e la validità del voto.
Lentamente si sta diffondendo una certa apatia verso la vita democratica, dando per scontati i valori ed i diritti conquistati nell’occidente, ma tali diritti oggi sono messi in pericolo, con forme subdole, a piccoli passi, con provvedimenti, che, nel silenzio, modificano gli equilibri fra i vari poteri accentrandoli nelle mani degli autarchi. I sistemi elettorali vigenti hanno acuito la disaffezione degli elettori, allontanando i cittadini dai propri rappresentanti.
A livello locale noi possiamo procedere nella sensibilizzazione del cittadini sui temi politici, socio sanitari, proponendo la ricostituzione dei consigli di quartiere e favorendo ogni forma di democrazia diretta; sollecitando le istituzioni locali ad istituire punti di ascolto, di aiuto per i cittadini e ad offrire sedi, sostegni alle forze associative: valorizzando gli attuale Centri di Aggregazione Sociale ( CAS), aperti, di fatto, anche alle nuove generazioni; richiedendo sistemi elettorali, fondati sul voto di preferenza e sostenendo le forme democratiche dei partiti, associazioni e soggetti intermedi.