Politica
Riforma Calderoli e comuni montani: l’allarme di Casucci sulla provincia di Arezzo
Le implicazioni della cosiddetta Riforma Calderoli sui criteri di classificazione delle aree montane accendono l’attenzione anche nella provincia di Arezzo. A intervenire sul tema è Marco Casucci, commissario provinciale di Noi Moderati, che richiama la necessità di un monitoraggio attento e di tutele concrete per i territori più fragili.
«Le implicazioni della Riforma Calderoli vanno monitorate con attenzione. Nessuno dei nostri comuni montani può essere lasciato indietro. Ci siamo già attivati con i nostri parlamentari per garantire una norma che tuteli davvero le comunità e le aree interne», afferma Casucci, sottolineando il ruolo di responsabilità che le forze di maggioranza sono chiamate a svolgere.
«Come forza della maggioranza di governo – prosegue – abbiamo il dovere di essere sentinelle dei territori più fragili. La riforma Calderoli va seguita passo dopo passo, perché nessun comune montano può essere penalizzato. Il nostro impegno è garantire che ogni modifica normativa tuteli davvero le comunità che vivono nelle aree interne».
Il riferimento è alla proposta di revisione dei criteri per la classificazione delle aree montane, che introduce nuovi parametri legati alla percentuale di territorio oltre i 600 metri di altitudine e alla pendenza. Una riforma che, secondo Casucci, sta generando forte preoccupazione nelle zone appenniniche della Toscana e che coinvolge direttamente anche il territorio della Arezzo e della sua provincia.
«La riforma investe anche il territorio provinciale – spiega – in particolare tre vallate: il Valdarno, con il Comune di Loro Ciuffenna, ma soprattutto il Casentino e la Valtiberina». Nel dettaglio, Casucci cita per il Casentino i comuni di Chitignano, Ortignano Raggiolo, Talla, Castel Focognano, Chiusi della Verna, Montemignaio, Pratovecchio-Stia, Bibbiena, Castel San Niccolò, Poppi e Subbiano; per la Valtiberina quelli di Sansepolcro, Badia Tedalda, Anghiari, Caprese Michelangelo, Monterchi, Pieve Santo Stefano e Sestino.
«Da una prima analisi – avverte – emerge il rischio che alcuni comuni possano perdere la classificazione di area montana, con conseguenze rilevanti in termini di agevolazioni, investimenti e misure di sostegno allo sviluppo. Parliamo di territori già segnati da fragilità strutturali e da precedenti riforme che hanno modificato lo status amministrativo di diversi comuni, producendo effetti negativi sul tessuto economico e sociale».
Per questo, Noi Moderati ha già avviato un’interlocuzione a livello nazionale. «Abbiamo coinvolto i parlamentari del partito per approfondire le implicazioni della riforma e valutare eventuali correttivi – conclude Casucci –. I nostri rappresentanti in Parlamento analizzeranno con precisione l’impatto della proposta, perché qui non si parla di tecnicismi, ma di comunità che rischiano di perdere strumenti essenziali per contrastare lo spopolamento, sostenere le imprese e garantire servizi. Serve una sinergia tra tutte le forze politiche e tra i parlamentari del territorio: le aree montane sono un patrimonio comune e vanno difese con responsabilità e visione».



