Renzi, il primato della politica, garantiti e non

Devo dire che su un punto mi sono trovato subito d’accordo: la necessità di recuperare il primato della politica. Riporto le sue parole:
“Il nostro Paese ha avuto momenti in cui la politica ha abdicato rispetto alle sue responsabilità, nel 1992-93 ha abdicato alla magistratura, nel primo decennio del 2000 quando ha abdicato ai tecnici, ora non possiamo abdicare ai virologi, non possiamo chiedere loro come combattere la disoccupazione, tocca alla politica”.
A quest’affermazione di principio avrebbero dovuto seguire alcune cose che Renzi ha tralasciato: la necessità dell’autorevolezza della politica, della competenza in politica, del coraggio e infine della forza di decidere, senza la quale la politica è solo contabilità.
C’è anche un altro punto, molto interessante, nel ragionamento di Renzi, su cui in molti hanno dolosamente sorvolato. E’ quando ha dichiarato che alle divisioni tra Nord e Sud, tra ricchi e poveri, tra Élite e popolo oggi, se ne aggiunge un’altra, la divisione tra garantiti e non garantiti.
Dove i garantiti sono quelli con lo stipendio fisso, leggasi dipendenti pubblici e i non garantiti sono le partite IVA, gli autonomi e i commercianti. Un passaggio da sottolineare perché è uno degli argomenti su cui rischia di scatenarsi la rabbia sociale nei prossimi mesi.
In questo momento viviamo una fase di regressione di tutti gli indicatori economici e subito dopo arriverà la recessione. E non sarà la stessa cosa affrontare il brutto tempo avendo un ombrello, per quanto piccolo, oppure starsene senza riparo, esposti alla bufera. Già oggi si assiste a un aumento della povertà, cosa ci riserverà in futuro la crisi post covid -19?
I più a rischio sono i giovani, perché avevano più spesso contratti temporanei o precari e perché stavano per entrare nel mercato del lavoro quando tutto si è chiuso. Ma a loro si aggiungono molte categorie di lavoratori autonomi, dipendenti del settore privato, quelli che lavoravano in nero, gli stagionali. Tutte persone che ora sono senza contratti e senza reddito, non stanno pagando l’affitto, le bollette e con fatica mettono insieme il pranzo con la cena. Tutte vite improvvisamente scivolate nella povertà e nella solitudine sociale.
Tute cose drammaticamente vere, epperò appiccare l’incendio tra garantiti e non garantiti può portare solo sciagure. Il problema della giustizia sociale non si affronta distruggendo le garanzie, bensì rafforzando le opportunità, migliorando i servizi, abbattendo la burocrazia, togliendo la muffa a un sistema bancario che non guarda alla bontà delle idee ma alle garanzie patrimoniali, ricostruendo il lavoro con robuste iniezioni d’intervento pubblico.
Sta qui la missione della politica. Una politica che discuta e progetti, che pensi in grande, in altre parole che abbia una visione del mondo. Perché la pandemia ha scavato un solco non solo nei redditi, ma anche nei cuori e nelle menti. Saremo capaci, a partire dai nostri territori, a rispondere a questa enorme scommessa? Non lo so. So soltanto che è su questi temi che si misura una classe dirigente fatta di uomini e non di ominicchi che, come diceva Sciascia, “sono come i bambini che si credono grandi, scimmie che fanno le stesse mosse dei grandi“.