Quello che sta sul lato destro della strada e il candidato sindaco che non c’è

E’ insopportabile un certo tipo di “sentenziosità” che caratterizza taluni commenti del così detto mondo progressista. Quello che non riesco proprio a digerire, avendo la mente sgombra da pregiudizi, è che tutto quello che sta sul lato destro della strada sia per definizione brutto, sporco e cattivo.
Fino al punto di parlare di una deriva culturale, sociale e politica solo perché c’è chi la pensa in maniera diversa.
Il rifiuto “a prescindere” è segno di debolezza, di sicuro è più facile prendersela con il “filosofo” Diego Fusaro e con le amministrazioni di destra che sponsorizzano le sue prediche, che non fare i conti con i propri demoni. Con quegli spiritelli bizzarri e dispettosi che hanno convinto tanti elettori di sinistra ad astenersi dal voto oppure, come in Toscana, a transitare nelle file della Lega. E non basta un esorcismo per liberarsi da questi diavoletti, la medicina è quella che io definisco un vigoroso “ritorno al futuro”. Che vuol dire? Vuol dire, tanto per capirci, che ad Arezzo, già oggi, il centrosinistra avrebbe dovuto avere il proprio candidato a Sindaco. Avrebbe dovuto avviare per tempo una campagna elettorale fatta di proposte concrete in grado di contrastare l’insicurezza di certe periferie, la marginalità di talune zone e il nodo dello sviluppo economico della città. Invece si vola a mezz’aria, come certi uccelli di palude, rischiando di arrivare a fine corsa con una candidatura, selezionata non per merito, ma per assenza di alternative. Inviterei tutti a fare due conti: alle ultime elezioni europee la differenza tra destra e sinistra, nel comune capoluogo, è stata di circa 13 punti, il 50,24, con la Lega al 36,4e il fronte di centro sinistra al 37,4 e un PD al 27,6. E’ vero che le dinamiche del voto amministrativo sono diverse dal voto politico ma, di norma, tendono a rafforzare chi governa, soprattutto in assenza di un’alternativa valida e di una coalizione coesa. Mi pare che a oggi queste due condizioni manchino: non c’è una candidatura e l’alleanza non sembra solida. In troppi vogliono allungare il brodo con il rischio che la minestra alla fine sia sciocca e insapore. Ci vorrebbe un colpo di reni, uno di quelli alla Cristiano Ronaldo, che lasciano sul posto il difensore, ma ad oggi prevale la melina a centrocampo. Certo nessuno vieta di continuare a crogiolarci sputando su Fusaro, Salvini e Meloni, ma così non si va avanti. Se non si affrontano i demoni che soffiano all’orecchio di tanta gente e che si chiamano paura, rabbia, disillusione il pericolo di sconfitta diventa concreto. La gente ha bisogno di identificarsi, di avere uomini e donne su cui riconoscersi. Qui non siamo a Milano o a Firenze, qui ci piacciono i piatti semplici e forti, dal sapore deciso e non tiepide terrine da ristorante stellato.