Quando il voto non corrisponde al picio

Ieri sera alla Festa dell’Unità delle Chianacce: una marea di gente. E tra un picio e una salsiccia mi è scappata una riflessione politica: se solo la metà di quelle persone votasse PD, saremmo a cavallo.
Ma i sondaggi dicono che non è così. Non fraintendetemi: non sto dicendo che alla Festa dell’Unità debbano venire solo elettori PD.
La questione è un’altra: perché, da noi, tanti che un tempo votavano a sinistra oggi fanno inversione a U verso destra? In un partito, così come in una famiglia, quando le cose non vanno ci si fa delle domande.
Qui, invece, si preferisce mettere la polvere sotto il tappeto. Perché interrogarsi è scomodo: rischi di scoprire che quel “popolo” che citi sempre… la pensa diversamente da te. Capire richiede studio, interpretazione, apertura mentale e il coraggio di mettere in discussione certezze granitiche. Con il rischio che ti caschi il castello di carte che ti sei costruito in testa.
Torniamo alle Chianacce: festa di popolo, buona cucina, musica popolare, giochi di piazza. Semplicità, non complessità. Forse il PD dovrebbe ripartire proprio da lì: semplicità.
Prendete le scelte per la Regione: il PD si è come incartato.
Un percorso contorto, ripiegato su se stesso e – diciamolo – con la partecipazione di una riunione condominiale in agosto. Quanto hanno contato gli iscritti, le assemblee, nella riconferma del Presidente, delle alleanze, dei punti programmatici (sempre ammesso che esistano)? E ora, in meno di un mese, bisogna pure fare le liste.
No, così non va.
Questo non è “semplificare”, è “rinsecchire”. E poi non ci si può sorprendere se la gente alle feste ci viene… ma in cabina elettorale fa altro.
Vedo in giro troppi “ingegneri” e pochi “operai”, tanti “cacciatori di dote” … ma anche in Toscana il patrimonio non dura in eterno. Mi diranno: “Sei vecchio e un po’ rincoglionito”.
Può darsi.
Ma per quanto vecchio e rincoglionito, credo di capire perché vinca la destra.