Polcri guarda alle Regionali, ma la Provincia è paralizzata. Lucacci attacca: «Per dignità faccia un passo indietro»

La situazione in Provincia di Arezzo assume contorni sempre più surreali e, per certi versi, imbarazzanti. Per la seconda volta consecutiva, dopo il precedente di fine maggio, il consiglio provinciale non si è potuto svolgere per la mancanza del numero legale.
Anche mercoledì scorso si è ripetuto lo stesso copione: presenti soltanto i quattro consiglieri del gruppo “Centrosinistra per Arezzo” (con l’assenza di Valentina Vaccari) e Marta Mancianti di “Patto Civico”. Banchi completamente vuoti invece per il centrodestra, che ha deciso ancora una volta di disertare l’aula in aperto contrasto con il presidente Alessandro Polcri, sempre più al centro di polemiche, mentre sullo sfondo si fanno insistenti le voci di una sua candidatura alle prossime Regionali, in orbita civica, accanto al progetto di Del Ghingaro.
Sul tavolo c’era un passaggio tutt’altro che secondario: l’approvazione del Rendiconto 2024, il bilancio consuntivo necessario a garantire il proseguimento di alcune attività dell’ente. Ma il blocco resta.
Durissimo l’intervento del consigliere provinciale Francesco Lucacci, che non usa giri di parole:
«È Polcri che tiene in ostaggio la Provincia. Faccia un passo indietro e liberi ciò che ha occupato per ripicca».
Lucacci affonda ancora di più, chiamando direttamente in causa anche il dibattito interno al centrosinistra:
«Mentre Polcri ora cerca un’avventura anche in Regione con la formazione civica di Del Ghingaro, qualcuno tenta disperatamente di costruire un’immagine diversa da quella reale. Ma la verità è che, se il bilancio non passa, è perché la politica cerca di curarsi da un’infezione che ha un solo nome: Polcri.»
E il consigliere rincara la dose, puntando il dito anche su certe ambiguità politiche emerse nel centrosinistra:
«Ci si augura che quella parte del PD, rappresentata da Ceccarelli e Brandi, apra finalmente gli occhi. Perché stiamo parlando di una figura che rappresenta il peggio della politica: opportunismo, personalismo e tradimento della parola data.»
Lucacci contesta con forza qualsiasi ipotesi di “salvataggio” politico:
«Non si può cedere a un vero e proprio ricatto. Non si può votare un bilancio che gli consentirebbe di tirare avanti a campare, senza fare nulla, restando attaccato alla poltrona.»
Pur riconoscendo che l’ente non è completamente paralizzato, Lucacci sottolinea come il mancato via libera al consuntivo impedisca il rifinanziamento di opere e interventi essenziali:
«La Provincia è bloccata su aspetti cruciali. E il fatto che si racconti altro è semplicemente falso.»
Poi l’affondo personale:
«Si racconta che, pur di essere votato prima dell’ultimo consiglio, Polcri sia arrivato a offrire la vicepresidenza a una consigliera un giorno, e a un’altra il giorno dopo. Comportamenti che dimostrano l’assenza totale di dignità politica.»
Lucacci punta il dito anche contro il sostegno — definito «surreale» — che parte del PD avrebbe tentato di offrire a Polcri:
«Un trionfo dei tatticismi più contraddittori, a cui per fortuna un’altra parte del PD ha resistito con una prova di dignità, negando il voto al bilancio.»
La conclusione è durissima:
«Di tutta questa vicenda resta l’immagine di un uomo che è il carnefice di un ente. Uno che prova a scaricare le proprie responsabilità sulla politica, che una volta tanto cerca di tenere la schiena dritta. E chi non vede il pericolo che amministratori come Polcri rappresentano per la politica, per la Provincia e per lo Stato, fa un errore gravissimo.»