Ospedale del Valdarno, Allegrucci (FdI): “Giani spieghi perché ha investito quasi 100 volte meno rispetto ad Arezzo”
MONTEVARCHI – «Tra una sagra e un tuffo, il presidente Giani ha trovato il tempo di passare questa mattina all’Ospedale della Gruccia per inaugurare il secondo lotto del Pronto Soccorso. Un intervento sicuramente utile, ma che non può in alcun modo mascherare la profonda disparità di trattamento riservata al Valdarno rispetto ad altri territori, a partire da Arezzo».
A denunciarlo è Lorenzo Allegrucci, assessore allo sport del Comune di Montevarchi e candidato alle prossime elezioni regionali con Fratelli d’Italia, che torna a sollevare il tema delle risorse sanitarie assegnate dalla Regione Toscana all’ospedale del Valdarno.
«I numeri parlano chiaro – afferma – e la scorsa settimana li ho evidenziati con forza anche in un confronto diretto con il direttore generale della Asl Toscana Sud Est, Marco Torre. All’ospedale di Arezzo sono stati destinati ben 105 milioni di euro, che arrivano fino a 200 milioni considerando gli esiti del partenariato pubblico-privato. Alla Gruccia, invece, la Regione ha assegnato solo 1,5 milioni di euro, a cui si aggiunge un milione da fondi ministeriali. Una differenza abissale e ingiustificabile».
Allegrucci sottolinea come entrambi gli ospedali siano classificati di primo livello secondo il DM 70/2015 e servano bacini di utenza analoghi. «Nessuno pretende cifre identiche – precisa – ma una sproporzione così evidente non trova alcuna motivazione tecnica. Anzi, occorre considerare che il presidio del Valdarno è punto di riferimento non solo per la vallata aretina, ma anche per il Valdarno fiorentino e per diverse zone confinanti, che lo scelgono per vicinanza e comodità».
Infine, l’affondo politico: «Chi governa la Toscana non può pensare di venire qui, in piena campagna elettorale, a tagliare qualche nastro per mettersi in vetrina. Al Valdarno servono risorse vere e una pianificazione strutturata, non passerelle pre-elettorali. Il territorio ha bisogno di risposte concrete e non di atti simbolici».
