Politica
Nuova sede della Polizia Municipale, Menchetti: “Contrario a qualsiasi transazione, copre solo un fallimento politico-amministrativo”
Arezzo – Sulla lunga e travagliata vicenda della nuova sede della Polizia Municipale di Arezzo in via Fabio Filzi interviene nuovamente il consigliere comunale di opposizione Michele Menchetti, che si dice nettamente contrario all’ipotesi di un accordo transattivo tra il Comune di Arezzo e il soggetto privato proprietario dell’immobile, coinvolto nel progetto di leasing in costruendo e che ha citato in giudizio l’amministrazione per oltre 2 milioni e 600 mila euro.
«Mi oppongo fermamente a qualsiasi accordo “bonario” o transazione che serva solo a coprire un fallimento politico-amministrativo – afferma Menchetti –. Questa vicenda rappresenta uno dei capitoli più disastrosi della gestione cittadina degli ultimi anni, un progetto irrealizzabile e fallimentare fin dall’inizio».
Il consigliere ricorda di aver sempre espresso contrarietà al progetto, fin dalle prime fasi di approvazione: «L’ho ribadito anche ai vertici amministrativi e finanziari della banca coinvolta – spiega –. La paralisi del cantiere in pieno centro, fermo da anni, è la dimostrazione più evidente di un errore gestionale che ha prodotto solo danni economici e di immagine alla città».
Menchetti sottolinea come la sua opposizione non sia isolata: «Nel tempo – osserva – si sono aggiunte le riserve degli stessi agenti di Polizia Municipale, che hanno espresso le proprie perplessità attraverso una petizione, così come la minoranza consiliare ha presentato un esposto alla Corte dei Conti, mentre un comitato di residenti continua a segnalare disagi e preoccupazioni».
A pochi mesi dalla fine del mandato amministrativo, Menchetti esprime «forti perplessità su una soluzione condivisa con la banca», sottolineando che un accordo di questo tipo «non sarebbe conveniente per i cittadini, ma soltanto per le parti in causa».
«Chi ha sbagliato deve risponderne – dichiara –. Se il Comune intende trovare un’intesa, dovrà farlo nel pieno rispetto della trasparenza e delle responsabilità politiche e dirigenziali. Io non darò mai il mio consenso ad alcuna transazione che rischi di diventare una pietra tombale utile solo a legittimare la ripartenza di un progetto già fallito».
Per il consigliere, dunque, la linea è chiara: «Non si può parlare di soluzione condivisa quando si cerca solo di mettere una toppa su un errore enorme. I cittadini meritano chiarezza, non accordi che cancellano le responsabilità.»





