Politica
Marche, Toscana e il gioco delle percentuali: la Democrazia al minimo sindacale

Facile commentare il giorno dopo, difficile commentare il giorno prima. A meno che non ti chiami Nostradamus.
Il voto delle Marche? Una vittoria della destra con Acquaroli. Sì, ma non esageriamo con gli applausi: si “trionfa” con il 26% degli aventi diritto e si fa opposizione con il 22% dei consensi. Una cosa normale se si fa finta che metà degli elettori non esistano. È la democrazia, bellezza: conta solo chi va a votare.
Il punto è che in questa tornata ha votato un 10% in meno rispetto alle ultime regionali. Ma chi se ne accorge? I partiti guardano le percentuali, non i voti. E così nessuno nota che la democrazia si sta inaridendo, come una pianta lasciata senza acqua.
Perché succede? Perché metà degli elettori ti dice chiaro e tondo: “Io non vado a votare. Tanto siete tutti uguali, destra o sinistra che sia, la mia vita resta identica. Non mi date speranze, non mi date nulla di più o di meno di quello che già ho”. Punto e a capo.
E questo pesa soprattutto a sinistra, che per decenni si è nutrita di futuro, di speranze e, nei momenti migliori o peggiori, di illusioni.
Ora tocca alla Toscana. Una regione che amo per la sua storia, la sua arte, i suoi paesaggi. Ma ditemi voi: vi pare che ci sia una campagna elettorale? Io sono convinto che metà dei cittadini non sappia nemmeno che si vota.
E i temi veri? La sanità, la scuola, i salari, un’economia che arranca tra dazi americani, costo dell’energia e infrastrutture carenti? Zero. Poca sostanza, molti selfie. Discorsi di circostanza, slogan prefabbricati. A guardar bene sembra una competizione più interna che pubblica: l’obiettivo, neanche troppo nascosto, è conquistare “un posto al sole”. Lasciatemelo dire, oggi vedo troppi “officianti della politica “ che dicono messa senza credere più in Dio,
E poi non lamentiamoci se la gente resta a casa.
“Ma tu hai la ricetta?” chiederà qualcuno. Se l’avessi sarei un alchimista: qui servirebbe la bacchetta magica per resettare tutto. Io mi limito a guardare con occhio disincantato, consapevole che il tempo delle parole si sta esaurendo.