Politica
La cultura vale più dell’oro e del petrolio
La cultura da più parti è definita come un volano per lo sviluppo: affermazione che vuol dire tutto e non vuol dire niente, specie se a pronunciarla sono delle capre che si appuntano al petto gli eventi culturali come fossero medagliette. Tuttavia è vero che la cultura è sviluppo. Nella nostra Toscana è sicuramente così: ovunque ci sono musei, siti archeologici, città d’arte, teatri, pinacoteche, paesaggi e, insieme a tutto questo bendidio, abbiamo una rete incredibile di associazioni e imprese che hanno trasformato la cultura in una risorsa economica.
Attenzione! L’attività culturale è particolare. Come tutte le imprese deve produrre reddito ma, al tempo stesso, creando ricchezza, contribuisce alla crescita del territorio. E’ questa la parte più interessante e sottovalutata, ed è per questo che, accanto agli investimenti per le attività nei teatri, nei musei e nelle biblioteche, è necessario investire nella cultura come formazione. Sono sempre più convinto che l’insegnamento del teatro, della musica e del cinema non debba più essere lasciato agli sforzi occasionali d’insegnanti volenterosi, ma debba diventare una presenza permanente nelle scuole, avremo di sicuro cittadini migliori. Ed è altrettanto giusto che gli Enti Pubblici investano sulla figura dell’artista, con premi e sostegni in particolare a favore dei giovani artisti.
E’ questa la scommessa che dovremo giocare nei prossimi anni: costruire un’economia che crei sviluppo e lavoro facendo leva sulla valorizzazione del territorio, sulla creatività e sull’innovazione. Non è utopia, basta saper leggere quei numeri che dicono che l’Italia è il primo paese al mondo per numero di siti iscritti nel patrimonio mondiale UNESCO. Una ricchezza non riproducibile che, col tempo, varrà ben più dell’oro e del petrolio. Non è un caso che ormai buona parte dei programmi europei ruotino intorno al concetto di creatività trasversale che abbraccia musei, biblioteche, archivi, industrie culturali e creative, design, associazioni culturali, festival, arti dello spettacolo, radio, arti visive, prodotti audiovisivi, patrimonio culturale e artigianato artistico. Se saremo intelligenti, lavoreremo in questa direzione anche nella nostra provincia. Occorre, però capire che non esiste solo il connubio tra cultura e turismo, i numeri dei visitatori sono importanti ma non decisivi perché, come ci dicono i rapporti realizzati negli ultimi anni da Unioncamere e Fondazione Symbola, la cultura ha a che fare con l’innovazione tecnologica, lo sviluppo urbano, la crescita sociale. Investe la vita integrale di un territorio.
Può esistere oggi impresa senza innovazione? Può esistere turismo senza branding? Possono esistere artigianato e piccola impresa senza creatività? Può esistere un’identità senza prodotti tipici? Può esistere sviluppo urbano senza un’architettura che si apre all’ambiente? E infine può esistere cultura senza musei, biblioteche, archivi, monumenti? E’ questo il terreno privilegiato sul quale la politica dovrebbe confrontarsi per trovare soluzioni che guardano al futuro.





