Gaza, Bibbiena resta in silenzio: “Sul genocidio, la maggioranza si volta dall’altra parte”

La capogruppo Silvia Rossi: “Il Consiglio si lava le mani di fronte a un genocidio. Questo non è neutralità, è paura travestita da responsabilità”.
BIBBIENA – “Una mozione svuotata, un’occasione mancata, una posizione che tradisce la dignità del Consiglio comunale.” Con queste parole la Lista di Comunità, gruppo di opposizione guidato da Silvia Rossi, attacca duramente la maggioranza dopo l’approvazione, il 1° agosto, di una versione annacquata della mozione sulla crisi umanitaria a Gaza.
La proposta originaria della minoranza chiedeva un impegno concreto da parte del Comune per il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza, il riconoscimento simbolico dello Stato di Palestina, l’invio di una comunicazione ufficiale al Governo italiano e l’esposizione temporanea della bandiera palestinese sul Palazzo Comunale.
Ma la versione approvata – emendata dalla maggioranza – ha cancellato ogni riferimento specifico. «Dopo un mese di silenzio e un rinvio pretestuoso della discussione – dichiara Silvia Rossi – ci aspettavamo una presa di posizione seria, non tentativi di svilire la nostra mozione con emendamenti al ribasso».
Il testo approvato si limita infatti a esprimere «condanna verso tutte le forme di violenza che hanno colpito la popolazione civile, in particolare nella Striscia di Gaza, e a sollecitare un immediato cessate il fuoco, la tutela dei civili e il rispetto del diritto umanitario».
Per la Lista di Comunità, una formula troppo generica: «Affermare l’ovvio senza compiere atti concreti non è politica – accusa Rossi – è un esercizio sterile di buone intenzioni. Gaza non è un conflitto come gli altri, è un genocidio programmato, come denunciato da organizzazioni internazionali e dal Procuratore della Corte Penale Internazionale. Mettere tutto nello stesso calderone è populismo inaccettabile che offende le vittime».
“La neutralità è codardia politica”
La discussione in Aula è stata definita dalla capogruppo “accesa e surreale”. La maggioranza avrebbe motivato il proprio no al riconoscimento simbolico dello Stato di Palestina affermando che “non è competenza di un Comune riconoscere uno Stato”.
Una giustificazione che Rossi ribalta: «La vera strumentalizzazione è quella di chi riduce il dibattito a questioni tecniche, pur di non prendersi responsabilità. La neutralità non è una forma di saggezza istituzionale: è codardia politica».
Nel mirino anche il Sindaco: “Post su Gaza per non perdere consensi”
Non mancano le critiche rivolte direttamente al sindaco Filippo Vagnoli, accusato di aver evitato a lungo di prendere posizione ufficiale sulla crisi in Medio Oriente, salvo poi “scoprirsi improvvisamente sensibile” a ridosso del voto, attraverso i social.
«È sconcertante e offensivo – afferma Rossi – che il Sindaco, poche ore prima del voto, pubblichi post personali sui social dove cerca di legare foto di viaggi o incontri alla situazione di Gaza. La politica non si fa sui social! Soprattutto quando si parla di decine di migliaia di morti e crimini contro l’umanità. La politica si fa nelle istituzioni, prendendosi la responsabilità delle scelte».
E rincara: «Usare i social per evitare di scontentare qualcuno è una mossa trasparente di pura demagogia, che discredita il ruolo stesso del Consiglio comunale».
“Ci accusano di fare politica. È vero: è il nostro dovere!”
Di fronte ad accuse di strumentalizzazione, Silvia Rossi rivendica con forza il ruolo politico dell’opposizione: «Siamo stati accusati di voler ‘fare politica’. Ebbene sì: è esattamente ciò che siamo chiamati a fare! Il Consiglio comunale è il luogo della politica, dove si prendono posizioni pubbliche e si dà significato alle scelte. Chi riduce tutto all’amministrazione tecnica, ha smarrito il senso del proprio mandato».
E sul principio di autodeterminazione evocato da alcuni consiglieri di maggioranza: «È paradossale invocarlo mentre si nega il riconoscimento dello Stato di Palestina. Senza Stato, senza istituzioni, senza riconoscimento, il diritto all’autodeterminazione è solo una formula vuota».
Un gesto isolato che vale: l’astensione del Presidente del Consiglio
Unico segnale di dissonanza, l’astensione del Presidente del Consiglio Comunale, letta dall’opposizione come «un timido ma apprezzabile gesto di dissenso». «In questo senso – conclude Rossi – lo consideriamo un atto di dignità istituzionale».
E poi l’affondo finale: «Un generico “sostegno alla pace” non accompagnato da gesti concreti è solo un modo per far bella figura con poco. Il nostro invito al Sindaco e alla Giunta è di assumersi fino in fondo la responsabilità di scelte anche scomode. Il silenzio e la neutralità non costruiscono la pace. Sono solo il lusso di chi può permettersi di non scegliere».