Costi per anziani in Rsa, impegno massimo dei comuni dell’aretino. Tanti: “Ma temo non sia sufficiente”

I Comuni della zona aretina, uniti e trasversalmente compatti, hanno deciso di portare al tetto massimo consentito dalla legge regionale il contributo economico per sostenere i costi degli anziani ospitati nelle Rsa. Una scelta importante, resa necessaria dall’aumento dei costi e dalle crescenti difficoltà delle famiglie, che tuttavia rischia di non essere sufficiente se — come denuncia la vice sindaca di Arezzo, Lucia Tanti — non verrà modificata l’attuale legge regionale sul tema: “Dai Comuni più risorse per compartecipare ai costi per gli anziani in Rsa, ma temo non basti. Da noi impegno massimo, ma ora si cambi la legge regionale o sarà sempre peggio“.
“I Comuni della zona aretina, in pieno accordo, hanno deciso di alzare fino al tetto massimo consentito dalla legge regionale il contributo per sostenere i costi degli anziani in Rsa. Pur riconoscendo già una quota considerevole e tra le più alte in Toscana, abbiamo deciso di spingere l’acceleratore fino al massimo consentito ai Comuni dalla legge. Abbiamo ritenuto che questa scelta fosse giusta alla luce delle crescenti sofferenze delle famiglie dopo l’impennata dei costi di inizio anno che non accennano ad abbassarsi. I Comuni della zona aretina, sempre e al di là del colore politico, cercano di stare il più possibile accanto ai propri cittadini e anche stavolta abbiamo fatto il massimo guardando alle persone e non ai bilanci. Sono certa però che questa scelta servirà a poco perchè l’errore sta – lo diciamo da anni – nella legge regionale che però resta invariata nonostante ogni giorno il sistema toscano mostri tutta la sua debolezza ed inefficacia. Speriamo in un cambio di passo consapevoli che Arezzo ha fatto proposte concrete che conto potranno essere prese in giusta considerazione quanto prima per dare finalmente respiro a operatori e famiglie. Dai Comuni l’impegno è massimo, ma ora la Regione cambi la legge o per le famiglie sarà un costante calvario tra costi inaccessibili, liste di attesa, posti lontani da casa, piccole strutture in chiusura costante”.