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domenica | 04-05-2025

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Comandanti, comici e cialtroni: la fiera del consenso facile

La foto di Donald Trump vestito da Papa campeggia in prima fila su giornali, siti web e social network. Un’immagine grottesca che ha scatenato l’indignazione della Chiesa cattolica: «Non c’è nulla di intelligente né di divertente, signor Presidente, non ci prenda in giro», hanno commentato duramente i vescovi di New York. Eppure, tra i politici che si definiscono cristiani, non si registra lo stesso sdegno. La ragion di Stato — o forse più semplicemente la convenienza personale ed elettorale — sembra valere più della coerenza e della coscienza.
Sorprende di più, però, la sorpresa di chi si scandalizza. Possibile che non ci si sia accorti che la politica è stata ormai trasformata in un circo mediatico? In un palcoscenico dove il comandante in capo si sente anche in dovere di fare il capo comico?
Basta guardarsi attorno: da nord a sud, da destra a sinistra, dal comunello al parlamento, è un continuo susseguirsi di trovate, provocazioni, esibizionismi. Un tripudio di banalità studiate per acchiappare like, consensi facili e una malsana simpatia. Tutto fa brodo, purché generi visibilità.
E mentre i riflettori sono puntati su travestimenti e trovate da varietà, la politica vera, quella alta, quella che muoveva cuori e coscienze, è stata rinchiusa in un cassetto. E forse la chiave è stata gettata via.
Nel grande luna park della comunicazione, vince chi balla meglio, chi urla più forte, chi fa più ridere. Il contenuto? Un dettaglio trascurabile. L’epoca delle idee ha ceduto il passo all’epoca del meme.

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