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venerdì | 07-11-2025

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Politica

Arezzo, la barca affonda: più di 50 mila in cerca di lavoro. Ma l’orchestra continua a suonare

Che ci posso fare se sono astemio e soprattutto non ne posso più di vedere le cose andare a rotoli senza che qualcuno se ne dia pena?
Non parlo della gente “normale”, quella per intendersi che si alza presto per andare a lavorare ma di chi per titolo, funzione e, aggiungo una parola desueta, dovere, dovrebbe occuparsi degli affari pubblici. È facile fottersene del mondo e buttarla in caciara, magari andando a scassare la minchia, come direbbe Montalbano, a qualche statua che non ha mai dato noia a nessuno. Intanto, finita l’estate, c’è il rischio di battere una musata epocale.
E’ mai possibile che, dalle nostre parti, passino in pompa magna, accompagnati dalla fanfara di giornali e media, deputati e aspiranti presidenti alla Regione e nemmeno uno metta gli occhi su numeri che sono impressionanti?
Sembra che la gente che lavora, o cerca un lavoro, sia diventata invisibile: le imprese chiudono, quest’anno si prevede una mortalità elevatissima e i dati degli iscritti al collocamento sono mostruosi, (cifre del 2019 quindi oggi è anche peggio).

Guardate qua:
AREA ARETINA 20.658
CASENTINO 5.509
VALDARNO 12.692
VALDICHIANA 7.401
VALTIBERINA 3.776

Un totale di 50.036 persone. Per non parlare dei negozi che chiudono, della riapertura delle scuole che non si sa a quali condizioni avverrà, dei lavori precari, delle famiglie abbandonate a se stesse. Roba che non sembra interessare a nessuno. Tutti dicono: “non possiamo farci niente”, “non è di nostra competenza”. Uno scaricabarile vergognoso. Se le stesse cose fossero state dette e fatte nel dopoguerra, ancora ci sarebbero le macerie per strada. Di sicuro è più facile non fare un cazzo e poi incolpare qualcun altro, è più facile organizzare spettacoli (che pure sono importanti), che affrontare di petto i problemi. Sembra davvero di essere sul Titanic, quando, mentre la nave colava a picco, l’orchestra continuava a suonare per tenere tranquilli i passeggeri di prima classe, intanto, nella stiva, i passeggeri di terza affogavano come topi.