Volevo essere un duro, qui ce n’è più d’uno

È proseguita anche nei primi giorni della settimana l’ondata di grande caldo in città, in concomitanza coi primi giorni dei saldi. Ed è forse la parola “saldi” che, riportando a saldatura e quindi a ulteriore calore, ha tenuto gli aretini per ora lontani dal fare grandi acquisti nei negozi. In testa negli affari pare comunque ci siano gli ottici, in quanto in giro e in tutti i settori nessuno ha visto grossi sconti e in molti hanno pensato si trattasse di un calo della vista e quindi necessità di cambiare occhiali. Ma in realtà è il grosso caldo che ha tenuto lontana la gente dal fare acquisti. La gente si riversava solo nei centri commerciali per via dell’aria condizionata e con la scusa di tornarci subito e starci più a lungo, cercava le cose più strane tipo la racchetta da padel che mentre giochi ci ammazzi anche le zanzare, le sigarette elettroniche alla neppetella, la grattugia elettrica per la noce moscata, o anche calzascarpe per infradito, oppure anche il cacio cavallo (il casino è poi armettelo) fino ai chiodi di garofano (con la scusa che in ferramenta non li aveva trovati). E quindi, per stare al fresco dei supermercati, tutto faceva brodo, anzi brodo no, che metteva caldo solo a pensarlo. L’unico a cui in quei giorni non ha fatto né caldo e né freddo, è stato il Sindaco Ghinelli quando ha letto i risultati dell’indice di gradimento dei cittadini che lo riguardavano e che lo davano in leggero calo di popolarità. Per fortuna poi il caldo nel corso della settimana ha dato un po’ di tregua e la situazione è tornata sopportabile, a differenza del Sindaco che se è sopportabile o meno non dipendente dal caldo.
È stata la settimana del Mengo Festival al Prato, con tutti i concerti super affollati e tanta buona musica. E con i cantanti che si sono alternati che hanno potuto ammirare le bellezze della nostra città. Piero Pelù voleva cantare “El diablo” ma saputo che lì vicino c’era Don Alvaro, ha detto che El diablo sarebbe scappato e ha cantato altri pezzi. Poi Irene Grandi, che oltre a una bella voce rimane una bella donna, al pari di Joan Thiele.
Poi il bravissimo Lucio Corsi, che è rimasto ad Arezzo un paio di giorni ed è rimasto incantato dalle bellezze degli affreschi di Piero della Francesca. Corsi al concerto ha ovviamente cantato la Hit “Volevo essere un duro” e saputo che al Prato c’era qualcuno che s’era messo un golfino temendo il freddo, ha modificato il ritornello in “VOLEVO ESSERE UN DURO, PERÒ QUASSÙ CE N’È PIÙ D’UNO”. Poi ha detto che il fondotinta bianco fosforescente che si mette gli è tornato utile per girare di notte in città, dato che coi lampioni cittadini è difficile farsi vedere. Che poi Lucio che si lamenta della poca luce ci sta. Concluderà il Festival Pupo, che ha annunciato l’inizio del suo nuovo tour mondiale e che, considerando che nella Jacuzia qualche volta ci ha fatto il bagno, gli è rimasto di cantare in Kamchatka e poi in tutti i posti del tabellone Risiko! ci ha già cantato! Era presente anche Madonna, seppur non fisicamente, ma in ogni momento in cui la gente arrivava e non trovava il parcheggio… Grande successo quindi del Mengo 2025, a cui ha offerto piena ed efficiente copertura anche Teletruria, talmente completa che se uno, come da tradizione, al Prato ci andava solo per pomiciare, in tempo zero lo sapeva mezza Arezzo. Ma comunque anche la copertura televisiva è stata ottima e ben curata, e credete, con tutto sto caldo, se è piaciuto anche chi l’evento lo ha “coperto”, vuol dire che era il top.
Il Mengo deve il suo nome, oltre al fondatore Paco Mengozzi, ai vari momenti del Festival. Quando ti prende fame scatta il MENGOmincia a rugghiare il corpo e quando comincia la sete arriva il MENGOmincia a seccammi la gola, fino alla terza birra quando scatta il MENGOmincia a girare il capo. A seguire, dopo panino e birre scatta il MENGOmincia a finire i guadrini e si arriva quasi a fine serata in cui scatta il MENGOmincia a venire a noia e la gente, seppur soddisfatta, torna a casa. W il Mengo!
Sono cominciate le prenotazioni e le iscrizioni per l’imminente “Cena Bianca” in Piazza Grande, evento che la prossima settimana trasformerà la Piazza in un salotto a cielo aperto con i commensali e qualunque cosa, rigorosamente in bianco. È stato invitato anche Jannik Sinner, che, avendo giocato per due settimane sempre in bianco a Wimbledon, è quindi in piena regola per partecipare all’evento. Sinner, a cui manca di fare la pubblicità ai semi de zucca e ai ragaggioli, poi la fa a tutto, dovrebbe girare appunto, visto il colore dei capelli, uno spot su uno shampoo all’acqua ferrugginosa di Montione, più un altro sulla bottega di Gragnone. Ma saputo che Gragnone è storicamente famosa per merende dove poi si alza il gomito, ha declinato l’invito, perché lui il gomito lo ha ancora mezzo acciaccato. Alla Cena Bianca saranno anche invitati i progettisti della Rotonda di Via Fiorentina, dato che a loro, in bianco, è stato fatto l’assegno per finire (forse) i lavori. Nell’occasione verrà mostrata la proiezione video della rotonda a opera finita, che, secondo la ricostruzione fatta con l’intelligenza artificiale, con i tanti soldi spesi dovrebbe venire talmente grossa che la prima uscita collegherà direttamente con l’autostrada del Brennero, la seconda col Ponte sullo stretto di Messina (che quindi verrà inaugurato prima della rotonda stessa), mentre la terza uscita la comprerà il Bertelli. Tornando alla Cena in bianco, si ricorda che nonostante il nome, difficilmente verranno serviti la barbina, il semolino, le tempestine, la farinata o il riso in bianco, ma uno potrebbe chiedere… tentar non nuoce, ma forse cuoce!
E per finire il proverbio della settimana: “La musica è bella e ganza se la ascolti al Prato al Mengo; ma che non sia la trap dei maranza, altrimenti la cacata non la tengo”.