Notiziario Aretino
Furto al Louvre, i sospetti su turisti delle nostre parti. Giardini del Porcinai a nuovo, cambio d’ora in salsa aretina
Ha destato scalpore e curiosità anche aretine la notizia del furto al Museo del Louvre a Parigi, dove sono stati rubati gioielli di Napoleone e della Corona francese. Questo anche perché i primi sospetti della gendarmeria francese, la cui storica efficienza (…) ha ispirato la creazione di personaggi tipo Arsenio Lupin, e Lupin III, sono caduti su un gruppo di turisti aretini, che, secondo appunto la gendarmeria, usavano uno strano linguaggio a sillabe francesi e italiane, ignorando che si trattava dell’uso di francesismi del nostro dialetto. Infatti “ALÒ MA DE CHE SE RAGIONA? era usata dai turisti aretini per dire che se si toglieva le opere di origine italiana in molte sale del Louvre ce rimane le cornici, i piedistalli e gli interruttori della luce. Oppure “ALÒ VIEN VIA DE QUA” era per indicare di evitare le sale degli impressionisti (in effetti fanno impressione) francesi. La frase che ha tolto i sospetti dai turisti aretini è stata “ALÒ MA TE CAVI DAI COGLIONI” gridata ad un turista spagnolo che paragonava Picasso a Leonardo, Caravaggio o Raffaello. Qui, dopo un video di sorveglianza, i sospetti sono caduti su una persona con un giubbotto giallo simile a quello che indossava qualche anno fa Greta Thumberg… ma la stessa Greta ha fatto sapere che non le sta più. La visita degli aretini è proseguita stavolta senza sospetti visitando la Venere di Milo e qualcuno ha avuto un momento di nostalgia, pensando che con la Venere aretina almeno se mangia perché alla Festa della Dea fanno parecchio buoni i maccheroni con l’ocio. Poi, osservando il Cielo stellato di Van Gogh, qualcuno ha giustamente osservato che quelle stelle fan più lume di diversi lampioni a Arezzo. Il tutto concluso poi andando giustamente a salutare la Gioconda, la quale col suo storico ghigno misto a sorriso voleva salutare i nostri concittadini, mostrando orgogliosa dietro di lei il Ponte Buriano, le balze del Valdarno e soprattutto, con quelle mani sulla pancia pareva dire: “Apporteteme a casa, che qui son secoli che la tengo perché al bagno non hanno il bidèt!” Come ti capiamo, cara Monna Lisa!
È stata annunciata dal Comune l’imminente fine dei lavori ai giardini Porcinai, in occasione della apertura della Città del Natale. Ma osservando il cantiere e usando un’espressione cinofila, verrebbe da dire che i lavori sono indietro come i coglioni del cane. Sarà quindi necessario uno sprint finale degno di una gazzella, che, data la vicinanza del leone della Chimera sulla fontana e citando un famoso detto africano, la suddetta gazzella dovrà correre più del leone (quello della Chimera appunto… ogni riferimento alla criniera del leone simile all’acconciatura del Sindaco è puramente casuale).
Continuano in città a moltiplicarsi le attività commerciali a gestione o proprietà cinese, ed ormai il rapporto Arezzo/Cina sta diventando di quotidiana e normale amministrazione. Per molti è un giallo (non riferendosi al colore della pelle) come in un periodo non proprio brillante delle attività commerciali, resista il boom cinese. Ma il giallo è ormai di moda. È quasi novembre e ci sono ancora i poponi gialli, la Vice/Sindaco si è tinta i capelli di giallo e anche nei semafori il giallo ha incominciato a durare quanto il verde e il rosso (che se quest’ultimo dura quanto in politica è destinato a sparire). Ormai questa sorta di abbraccio Arezzo/Cina lo si nota anche negli aretini, che per mantenersi in forma sono alla continua scoperta del TAI CHI, mentre i cinesi per aretinizzarsi usano il nostro CHI THA (Chi t’ha sciolto, chi t’ha cercato, chi t’ha cacato ecc). È sul cibo che però le distanze DEVONO RIMANERE TALI. Loro fanno l’anatra laccata, da noi una laccata rischia di prenderla chi la nana la lacca. E poi non è il caso di mangiare i maccheroni o il cinghiale con le bacchette, noi al limite se infilano nei fegatelli o se danno ai ragazzini per suonarci il tamburo per il Saracino. Anche Marco Polo, nei suoi viaggi, giustamente stupito e affascinato dalla magnifica cultura della Cina, quando gli davano scorpioni fritti diceva “MANGELI TE” e quando gli davano le bacchette per mangiare, diceva “MANGECE TE” e non erano espressioni né cinesi e né veneziane!
Torna l’ora solare e anche a Arezzo siamo pronti a questo mutamento. Farà buio un’ora prima, a differenza di molti lampioni cittadini che invece fanno buio sempre.
Il cambio dell’ora, quest’anno, vista la stagione, per molti è arrivato prima del cambio stagione dell’armadio. Si torna quindi indietro di un’ora, a differenza invece dei lavori in Via Fiorentina che sono indietro di anni. Ma molte, come già detto in passato, invece sono le “ore aretine” che rimangono immutate: rimane infatti immutata l’ora per le richieste a Regione e ASL per il nostro Ospedale: “è l’ORA di assumere qualcuno”; rimane uguale l’ora anche per chi non frena gli aumenti dei prezzi: “è l’ORA che ve mettete una mano sulla coscienza”; rimane la solita ora anche per chi si purga da una settimana: “È l’ORA de falla!”; stessa cosa per quelli che gli si buca i calzini: “È l’ORA de tagliassi l’unghie”; e ovviamente rimane immutata anche l’ora di quelli che non sopportano più i figlioli grandi in casa: “È l’ORA che te sistemi e te cavi dai coglioni”. Infine l’Ora Ghinelli (che è anche una formazione politica) che scatterà nella prossima primavera.
Tra le altre ore che rimarranno immutate, quelle dei nostri modi di dire aretini quotidiani: quelli minacciosi (“ORA ne buschi”), quelli illusori (“ORA t’apro”), quella se ti perdono qualcosa (“ORA l’arcerchi”), o te lo sciupano (“ORA l’arcompri”) e quella quando sei da parecchio sul divano (“ORA chi s’arizza?”).
Insomma, da oggi un’ora prima farà il buio… e se c’era la Fiera faceva anche l’acqua!
E per finire il proverbio della settimana: “Cambi l’ora nel cuculo, ma l’inverno stenta a avviasse. E allora se va in culo, a chi ce fa pagare el gasse!”.




