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domenica | 02-11-2025

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Notiziario Aretino

Altri animali da salvare, Colonna Infame e mezza maratoppa, il nuovo sport nato ad Arezzo

Continuano ad Arezzo le iniziative per salvare gli animali trovatelli. Dopo il maialino a Santo Spirito e il vitello a Ciggiano, è la volta di una famigliola di nutrie (cavallerescamente e scientificamente chiamate castorini) in zona Via Romana. Addirittura la “rete dei santuari degli animali liberi” ha organizzato un flash mob per sensibilizzare a salvare la vita alla mamma nutria e relativi cuccioli. Dopo il maiale Spirit e il vitello Nino, anche alla mamma nutria è stato dato il nome di Adelina, mentre non si è potuto dare il nome ai piccoli (perché anche Adelina non sa quanti sono) e soprattutto non si è potuto dare il nome al babbo, in quanto non li ha riconosciuti, anzi ha guardato con sospetto Adelina dicendo: “Sarai anche Adelina la castorina… ma ambisci de più a essere pecorina”. Questa mania di dare nomi a animali salvati o da salvare, ha talmente preso campo che si ha anche notizie di altri animali salvati tipo Angiolino il topolino, Gastone il piccione, Gradasso il tasso, Silvano il tafano e Picchio il butulicchio. Si era salvata anche Tamara la zanzara, ma al momento di fare l’applauso per festeggiare, qualcuno, di istinto (e giustamente), l’applauso l’ha fatto con Tamara in mezzo alle mani. Tornando alla famiglia di nutrie, anche alcuni Consiglieri Comunali come Menchetti e Giorgetti hanno preso a cuore la questione, facendo appello a salvarli. Ma se contano e son di peso quanto in Consiglio Comunale, le nutrie farebbero bene a toccarsi il sottocoda.
Adelina comunque ringrazia tutti per l’affetto e l’attenzione, ma non ditele che è una bella topa, sennò, oltre a non essere vero, il marito si inc@@@@!
Nuova disciplina aretina nata ad Arezzo lo scorso fine settimana?
Così almeno sembra, vista l’idea, nata durante lo svolgimento della mezza maratona Città di Arezzo, quando si sono dovute coprire alcune buche sulle strade del percorso con scotch e nastro adesivo, onde evitare ad alcuni atleti di infortunarsi. Da qui, appunto, l’idea di non tappare le buche, ma fornire gli atleti di una borsa/zaino con all’interno mazza e palla da golf, in modo de realizzare una sorta di corsa con, a intervalli, buche da centrare con la pallina. Una specie di quello che già avviene nel Biathlon con gli sciatori che, oltre a correre con gli sci sulla neve, devono anche fermarsi e sparare al bersaglio. Questa nuova disciplina, invece che Mezza maratona si chiamerà Mezza Maratoppa, perché permetterebbe appunto di mettere toppe alle buche almeno con le palline ,oltre che con lo scotch. Molti fuoriclasse del golf si sono già interessati per partecipare alla Mezza Maratoppa, ma loro sono abituati a fare 18 buche, qua a 18 buche si arriva di già dopo 10 minuti al massimo. Va detto che di solito le corse podistiche hanno diversi concorrenti ai nastri di partenza. Ad Arezzo, oltre i nastri di partenza, abbiamo anche i nastri in terra a coprire le buche e ciò rende la corsa ancora più speciale. Il popolare Rocco Siffredi si è iscritto subito a questa eventuale gara, dicendo: “Se c’è bisogno di un nastro, non mi posso tirare indietro.” Lo stesso nastro (non quello di Rocco, ci mancherebbe!) adesivo andrebbe messo anche in bocca a chi rompe le scatole per le strade chiuse qualche ora, come se la domenica mattina dovesse fare con l’auto la maratona a quattro ruote. Ma quelli ci saranno sempre, come le buche!
Ripristinata in Piazza Grande una copia della Colonna Infame, dopo che l’originale era stata rimossa per restauro. In antichità lo scopo della colonna infame era quello di fare da colonna di esposizione di targhe con nomi di malfattori da esporre al pubblico ludibrio. Quella di Arezzo, seppur dopo neanche un secolo di vita, si vede che si era talmente consumata solo a sentire i tanti nomi che nessuno aveva neanche scritto. Ed il popolare “Petrone” era talmente logorato a forza di sentire tutti quei nomi citati e pensati in questo secolo, che neppure il restauro ha consentito di poterla ricollocare lì (verrà posta altrove). Vedremo se questa nuova sarà di materiale più resistente, ma nella città di Pietro Aretino, “il poeta Tosco che di tutti parlò male, meno che di Dio, scusandosi col dir: Non lo conosco”, questo materiale, appunto, sarà messo a dura prova!
Festeggiata anche ad Arezzo la festa di Halloween, che come ripetiamo da anni non è come molti dicono una festa pagana e celtica, bensì di chiare origini aretine. Pare infatti che il nome HALLOWEEN sia una storpiatura anglofona delle prime due parole della frase aretina: “ALÒ VIA” che era l’inizio della frase “Alo via, così te cavi dai coglioni”, detta a tutti i bimbi dopo avergli regalato un dolcetto (la parte del “te cavi dai coglioni” non fu anglofonizzata per bon ton e rispetto dei bimbi). Anche la zucca con la candela in bocca riporta a origini aretine; infatti chi non si è mai sentito dire “Hai una testa come una zucca lardaia” mentre il moccolo in bocca è caratteristica aretina da secoli.
Quest’anno poi, grazie all’illuminazione dei nuovi lampioni a led, in molte zone cittadine l’atmosfera era cupa, e tenebrosa… come una notte horror comanda!
E per finire il proverbio della settimana: “Con l’ora nuova fa buio presto e coi lampioni riman buio pesto. In attesa delle luminarie del Natale, a far di luce tutto più bello, per vederci ora ci vuole un fanale da mettere sopra il cappello”.