Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors

domenica | 24-08-2025

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors

Un Governo per fare cosa

Occorre essere responsabili di fronte ad un paese piegato dalla pandemia e da una crisi economica mai interrotta dal 2008, ma questo non dovrebbe significare per la sinistra, “vendere l’anima al diavolo”. E’ indubbio che l’Italia abbia bisogno di un governo in grado di affrontare questa fase drammatica, tuttavia la governabilità fine a se stessa è un guscio vuoto. Se non si riempie di idee, serve solo ad occupare poltrone. Un governo per fare cosa? Per vaccinare la popolazione e sviluppare il Recovery Plan.

Fino ad oggi ci siamo retti su misure dettate dall’emergenza, prima o poi queste misure finiranno e allora ci saranno imprese che chiuderanno e altre che nasceranno; lavoratori che perderanno il posto e altri che lo ritroveranno e proprio per questo nessuno dovrà essere lasciato solo. I finanziamenti europei serviranno a ridisegnare il profilo di un paese nel segno della lotta alla disuguaglianza, al rafforzamento del welfare, alla svolta “verde” in economia? Io spero di sì. E giacché, come insegnava Friedman, «non esistono pasti gratis», si tratta di capire chi sarà chiamato a pagare.
Perché è bene che entri nella testa di ognuno di noi che i soldi di Next Generation EU non cascano dal cielo, li stiamo prendendo a prestito dalle future generazioni e per questo dobbiamo usarli bene. Sta qui il nodo gordiano di un governo a cui anche la Lega vuole aderire.
Se la Lega diventa da un giorno all’altro “europeista” non ho nulla da obiettare, ma siccome non credo alle illuminazioni, intravedo in questo passaggio una scelta strategica.
Aderendo al governo Draghi, la Lega si accredita nell’universo/mondo conservatore europeo. Una adesione che aprirà domani le porte del governo nazionale, perché potrà pure perdere qualche elettore a destra (e non è detto) ma grazie a Fratelli d’Italia manterrà la forza dell’alleanza. Altro che conversione sulla via di Damasco! Questa è una operazione politica.
Per questo aborro la leggerezza di qualche esponente del centrosinistra nell’affrontare questo scenario, non basta dire che la Lega è diventa europeista per giustificare la scelta del “tutti insieme appassionatamente”. E non mi si vengano per favore a snocciolare paragoni storici. E’ vero, nei momenti di emergenza le forze popolari si sono ritrovate, ma appunto di forze popolari si trattava, con un seguito forte, una storia, una cultura, una tradizione di passioni civili. Oggi tutto questo non esiste. Perciò il PD deve mettere tanta attenzione in questa fase, ma soprattutto, siccome la svolta è epocale, credo sia arrivato il momento di ridefinire l’identità di una forza progressista in un paese e in una Europa in mutamento. Occorre sapere quale parte di società si vuol rappresentare e quale idea di paese si coltivi.
La crisi economica ha messo in evidenza un altro morbo che colpisce il nostro tempo: quello di un’economia basata sullo sfruttamento e sullo scarto sia delle persone sia delle risorse naturali. Ci si è dimenticati troppo spesso della solidarietà e degli altri valori che consentono all’economia di essere al servizio dello sviluppo umano integrale, anziché di interessi particolari, e si è persa di vista la valenza sociale dell’attività economica e la destinazione universale dei beni e delle risorse. L’attuale crisi è allora l’occasione propizia per ripensare il rapporto fra la persona e l’economia”.
Queste parole le ha dette Papa Francesco non Lenin. Ecco, sarebbe bello che il Pd portasse al tavolo di Draghi questi principi per capire con lui cosa fare per migliorare la vita delle persone. In tal caso anche la presenza della Lega al governo rappresenterebbe il male minore.