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lunedì | 18-08-2025

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Ucraina, gli spiritelli che tornano dopo più di 30 anni

In certe persone l’invasione russa ha fatto tornare a galla l’atavica paura della vecchia Unione Sovietica, in altre invece ha avuto l’effetto contrario. Per questi ultimi menzionare la Russia è stato come riaccendere i riflettori sulla corazzata Potëmkin e sulla grande guerra patriottica.
Insomma si ha la netta sensazione che da una parte continui a esistere una sorta di “russofobia” latente, un riflesso plavoviano di paura e terrore per tutto quello che viene da est mentre, dalla parte opposta, si fa una fatica tremenda a soffocare una malcelata simpatia per la Russia, madre della rivoluzione.
Nessuno, tra coloro che soffrono di queste sindromi, ammetterà mai la verità dei propri sentimenti ma per quanto possano negarlo è indubbio che in Italia, nel DNA sociale, permane l’idea di un mondo diviso in due. Una visione vecchia, che fa a pugni con la realtà, perché il mondo oggi non è più separato da blocchi ideologici e l’Europa non è più il centro del mondo.
Ma non sono i nostalgici del tempo che fu che mi preoccupano, mi preoccupano invece quelli che dentro un salotto televisivo godono come maiali alla vista dei corpi trucidati e si arrapano sulle macerie delle città, perché tutto fa spettacolo, tutto è un grande immenso reality dove però i corpi sono veri e la carne è viva. Ma ancor più ho in sommo sdegno coloro che vorrebbero inasprire questa guerra senza preoccuparsi delle ricadute sulla nostra gente. Questi filosofi del cannone sembrano dire chissenefrega se le industrie italiane si fermano per mancanza di energia, chissenefrega se oggi le famiglie non hanno i soldi per pagare le bollette, chissenefrega se questo paese, uscito stremato dalla pandemia, rischia di finire in un vicolo cieco. L’importante è che lo spettacolo continui, tanto, negli studi televisivi, riscaldamento e aria condizionata continueranno a girare al massimo e le industrie belliche seguiteranno a macinare utili.