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lunedì | 13-10-2025

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Lavoro

Il lato oscuro delle produzioni d’eccellenza toscane. Lo sfruttamento dei lavoratori: pochi euro al giorno

L’esperienza delle Brigate del lavoro, il sindacato di strada della Flai Cgil. Vigne e oliveti. Vino e olio. I gioielli della Toscana ma con un lato oscuro e che continua a rimanere in ombra: lo sfruttamento dei lavoratori stranieri.

“La Flai Cgil nazionale – annuncia la Segretaria provinciale della categoria, Simona Lelli – ha deciso di dare una risposta che interessa, nella nostra zona, l’intera Toscana meridionale. Abbiamo organizzato le Brigate del lavoro, il sindacato di strada: la mattina ci presentiamo nei luoghi di raccolta dei lavoratori stagionali che sono, nella quasi totalità, cittadini stranieri che vengono pesantemente sfruttati. In termini di orario di lavoro, salario, sicurezza, rispetto del contratto di settore. Quando non è ancora l’alba parliamo con questi lavoratori che entrano in un furgone che li riporterà al tramonto al punto di partenza. Una giornata di lavoro per pochi euro all’ora”.

Alla stagione della vendemmo si sta sovrapponendo quella della raccolta delle olive e l’”impegno” dei “caporali” diventa straordinario.

“Abbiamo scoperto che i pagamenti, spesso effettuati con il sistema delle carte ricaricabili per evitare il loro tracciamento, possono essere anche minori se il lavoratore non parla italiano e meno ancora se non conosce nemmeno la lingua del caporale di turno, spesso anche lui straniero. Al tema dello sfruttamento si somma quello della concorrenza sleale perché ci sono imprese agricole che lavorano secondo le regole e che vengono penalizzate rispetto a chi, queste stesse regole, le viola costantemente”.

Parlare con i lavoratori sfruttati non è facile. “Intanto ci sono le barriere linguistiche e poi c’è diffidenza e paura. Chi si presenta di fronte a un furgoncino non ha alcun diritto: il caporale lo può fare entrare oppure lasciare fuori, a suo esclusivo arbitrio. Questi lavoratori difficilmente varcano la sede di un sindacato. E se loro non vengono da noi, allora siamo noi a dover andare da loro. Ecco il significato del sindacato di strada e quindi delle nostre Brigate del lavoro”.

La Flai è consapevole di non poter combattere da sola questa battaglia. “In primo luogo abbiamo bisogno dell’intera Cgil e poi delle istituzioni. Quello che stiamo praticando è un modello di organizzazione sindacale che può e deve diventare europeo perché lo sfruttamento e il lavoro nero, nei campi e non solo, è un problema di dimensione europea. E poi abbiamo bisogno del sostegno e del concreto impegno delle istituzioni pubbliche e degli istituti di vigilanza. Dobbiamo fare presto perché non possiamo lasciare queste persone nelle mani di caporali e di imprese che li sfruttano senza pietà”.

 

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