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lunedì | 08-12-2025

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Lavoro

Gli aspiranti sindaci sanno davvero che “macchina” si apprestano a guidare?

Nebbiai (Fp Cgil): “Il sistema dei Comuni è in piena crisi: concorsi deserti, stipendi tra i più bassi della pubblica amministrazione, carriere bloccate”.

“Seguiamo con interesse il dibattito sui programmi e sui candidati a sindaco ma ci sembra che manchi qualcosa e cioè la consapevolezza delle reali condizioni dei Comuni, ovviamente non solo quello di Arezzo. Penso che la situazione di gravissima difficoltà in cui operano i dipendenti degli enti locali non sia chiara. E non è solo un problema interno perché le difficoltà si riflettono, pesantemente, sui cittadini. Chi si candida oggi a sindaco deve essere consapevole della condizione della “macchina” che si appresta a guidare”.

Giacomo Nebbiai, Segretario Generale della Funzione Pubblica Cgil di Arezzo, accende i riflettori sulla crisi profonda che sta vivendo il comparto degli enti locali, a partire dai Comuni.

«I grandi padiglioni pieni di giovani in cerca di un posto in Comune sono un ricordo del passato. Oggi nella provincia di Arezzo numerosi concorsi vanno deserti: zero candidati. Il “posto fisso” celebrato da Checco Zalone nel film “Quo vado?” appartiene ormai solo alla finzione cinematografica. Sempre più giovani, dopo uno o due anni di servizio, abbandonano il Comune per il privato o per altri settori della pubblica amministrazione più remunerativi. Stiamo assistendo a una vera e propria desertificazione del personale del comparto. Le carriere? Praticamente inesistenti. La gran parte dei dipendenti passa l’intera vita lavorativa ai livelli economici più bassi perché non ci sono risorse per farli progredire. Le contrattazioni decentrate, pur con l’impegno di sindacato e amministrazioni, non riescono nemmeno lontanamente a colmare il divario di una endemica carenza di risorse.»

Nebbiai porta dati concreti:

«Un lavoro in Comune è praticamente il gradino più basso nella graduatoria dei già bassissimi stipendi pubblici. Io stesso, funzionario del Comune di Arezzo, se domani passassi a un ufficio periferico di un ministero vedrei il mio stipendio aumentare automaticamente di oltre il 20%, senza cambiare livello. La stessa disparità vale per i dipendenti di Province, Regioni, Unioni di Comuni e Camere di Commercio.»

È in questo contesto che matura la scelta della Fp Cgil di non firmare il nuovo Contratto Nazionale 2022-2024 del comparto Funzioni Locali.

«Il contratto è stato rinnovato con un misero 5,78% di aumento, mentre nello stesso periodo l’inflazione ha eroso il potere d’acquisto del 16,4%. Chi ha firmato (non la Cgil) ha accettato che i lavoratori perdessero oltre il 10% di salario reale. Parliamo di un contratto già scaduto al momento della firma e che consegna ai dipendenti poco più di un terzo di quanto l’inflazione si era già mangiata. E questo mentre in altri settori, non solo dell’industria ma anche della cooperazione sociale, i sindacati (non solo la Cgil) hanno lottato e   sottoscritto contratti con percentuali ben superiori al 10%, addirittura fino al 16,5%.»

Nebbiai non dimentica che, comunque, sono stati strappati 100 milioni di euro destinati ai dipendenti degli enti locali per effetto della creazione di un Fondo di perequazione.

“Questa è stata una nostra precisa richiesta, ma i lavoratori vedranno queste risorse nel 2028. Adesso siamo nel 2025 e mutui, bollette e spese vanno pagati oggi e non tra 3 anni. La Fp Cgil nazionale ha chiesto al ministro, di mettere più risorse economiche nel Fondo, ma soprattutto di anticiparlo e di renderlo possibile per tutti. Cento milioni di euro sono assolutamente insufficienti per i 435.000 lavoratori del comparto, e noi li vogliamo subito, non tra tre anni”.