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giovedì | 08-05-2025

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CISL Arezzo, è tempo di bilanci: “In città e provincia serve una scossa”

Dopo un forte miglioramento occupazionale tra il 2017 ed il 2016“, va avanti Salvini, “che ha visto un calo di circa 10mila iscritti alle liste degli uffici di collocamento (dai 60mila del 2016 ai 50mila del 2018) la situazione si attesta e si consolida sui secondi dati. Rileviamo anche che, per quest’anno, i numeri della cassa edile sono tutti positivi, sia in termini di nuove imprese che di occupati così come di massa salari“.

Confrontando i dati settembre 2018/2019 ne esce questo quadro:

Anno

Imprese

Massa salari

Ore lavorate

Occupati

2018

294

1.693.494

163,278

1-283

2019

299

1.757.392

168,93

1.364

Si consolida, quindi, una ripresa in un settore come quello edile considerato primario nello sviluppo del territorio. Tuttavia i dati confortanti che vengono dalle industrie dell’edilizia non trovano altrettanto riscontro nel settore artigiano, dove i dati provenienti dal settore moda e servizi collocano Arezzo – insieme a Firenze e Prato -, fanalino di coda in Toscana per il numero di imprese perse e calo di lavoratori dipendenti.

I dati della disoccupazione sono stabili in tutta la Toscana: 7,1% (terzo trimestre 2018/2019). Il calo che è avvenuto in alcuni settori riguarda, principalmente, l’avviamento al lavoro di contratti in somministrazione e i lavori a progetto; il settore che ha risentito maggiormente della crisi è il commercio. La cassa integrazione sia ordinaria che straordinaria è diminuita nella provincia di Arezzo nei primi sei mesi del 2019 e, rispetto al 2018, la contrazione è -63,2% ordinaria e -98,8% straordinaria. Il calo però, più che ad una ripresa del lavoro, è dovuto alla fine degli ammortizzatori sociali in alcune aziende storiche della provincia, dove il processo di liquidazione è ancora in atto ma senza nessun ammortizzatore in piedi. “Mi riferisco“, prosegue Salvini, “a Cantarelli, Del Tongo, Pratagliolmi, Castelnuovese, Mabo, Cadla“.

Quello che notiamo in negativo rispetto al passato è che molte delle gestioni commissariali sopracitate sono sotto la responsabilità di persone lontane dal territorio“, specifica il segretario generale della CISL aretina, “e questo fa esaltare più gli aspetti burocratici rispetto a quelli di una ripresa di nuove attività nelle aree interessate. Purtroppo, le decisioni ministeriali sono spesso accompagnate da gestori vicini ai ministeri anche geograficamente, e questa lontananza dal territorio non aiuta a trovare nuove soluzioni. Tornando al quadro generale, abbiamo una situazione dove i lavori per le grandi infrastrutture sono fermi: una ripresa di questi cambierebbe notevolmente il quadro. Mi riferisco al collegamento di Arezzo alla Due Mari, alle terze corsie autostradali A1 e A11, a lavori locali di infrastrutture prevalentemente previste nei finanziamenti regionali quali la variante di ponte Mocarini sulla SR69 a Terranuova Bracciolini. Prevale quindi una situazione stagnante dove non si riesce a marciare verso una ripresa costante e duratura di cui avrebbe bisogno questa nostra provincia. Più che crisi si può parlare di declino della provincia“.

L’emblema negativo, per chi viene dall’autostrada in città, è la desolante visione dell’area ex Lebole“, punta il dito Marco Salvini, “certo, qualcuno potrebbe dire: cosa possiamo fare se il privato non si muove? Se considerassimo quell’area come area di pubblica utilità, se avessimo pensato o realizzato un collegamento al resto della città, se a livello politico-istituzionale si fosse svolto un ruolo più attivo anziché assistere all’inerzia dei privati forse qualcosa di diverso sarebbe nato. La città di Arezzo e la provincia hanno bisogno di una scossa che rimuova le inerzie e il campare di rendita, che non permettono più il mantenimento di una condizione di sviluppo che deve essere ritrovata proprio per opporsi ad un altrimenti inevitabile discesaLa società sta cambiando velocemente, la digitalizzazione sta facendo spostare molti servizi dalle aziende all’utenza e quelli che fino a ieri erano considerati buoni posti di lavoro, come le banche, rischiano di diventare fonti di nuovi precari. La politica ha il compito di accompagnare questi processi di trasformazione, anche perché il rischio è che le disuguaglianze crescano e lascino gravi ferite sociali“.

Fin qui quello che è stato, ma è giusto parlare anche di futuro“, aggiunge il portavoce del sindacato, “e noi della CISL ci stiamo mobilitando con iniziative nazionali e territoriali per la ripresa del lavoro e dello sviluppo. Ad Arezzo in queste settimane, a cavallo tra il 2019 e il 2020, CGIL, CISL e UIL vogliono lanciare un messaggio unitario a tutta la società civile. Nelle tre sede provinciali abbiamo appeso delle lenzuola manifesto che ci scambieremo a rotazione con i nostri tre temi principali di impegno: ‘La sicurezza sul lavoro, non si muore per il pane’, ‘Senza il buon lavoro non c’è ripresa. No al lavoro sfruttato, precario e povero’, ‘Non lasciamo sole le persone, la non autosufficienza priorità nel nostro impegno’. Siamo altresì impegnati nel campo della contrattazione sociale, soprattutto con i comuni, affinché non si abbassi il livello di attenzione in servizi essenziali al benessere sociale dei cittadini. Il nostro impegno anche nel nuovo anno sarà massimo. La CISL c’è e ci sarà per il benessere dei lavoratori, del lavoro e della società tutta“.

 

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