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giovedì | 19-06-2025

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Vent’anni di Kilowatt Festival, Lucia Franchi: “La nostra danza insieme alla città di Sansepolcro”

Al via martedì 12 luglio la ventesima edizione di Kilowatt Festival dal titolo Eccesso di realtà. Il festival internazionale e multidisciplinare di teatro, danza, circo, musica ideato e diretto da Lucia Franchi e Luca Ricci inizia a Sansepolcro (12-16 luglio) e prosegue, dopo una pausa di 3 giorni, nella cittadina etrusca di Cortona (20-24 luglio).

Lucia, finalmente si parte. E da questa edizione si “raddoppia”.

Sì, siamo molto contenti di questa edizione che di fatto è un doppio festival. È lo stesso, ma su due città diverse come Sansepolcro e Cortona. Sono due festival anche dal punto di vista logistico: montare e smontare tutto due volte, è uno sforzo enorme ma bello.

Perché la scelta di Cortona?

È un’opportunità. Sansepolcro e Cortona sono due città “lontane” ma in realtà fanno parte dello stesso territorio, quello aretino. E a ben guardare tra i due luoghi c’è una connessione più semplice di quello che pensiamo. Kilowatt Festival è un ponte che con l’arte contemporanea unisce la città di Piero a quella del Signorelli.

Quanto la pandemia ha influito sul festival?

Nelle difficoltà derivanti dalla pandemia abbiamo trovato la forza per superarle. E questo riflette ciò che siamo realmente io e Luca come persone: cerchiamo di trovare sempre una soluzione nelle difficoltà. E poi c’è un senso etico: riceviamo finanziamenti pubblici per realizzare questo festival, e fortunatamente sono stati gli stessi anche durante la pandemia, quindi è giusto che da questo tutti ne traggano beneficio. Dalle persone che lavorano al festival, agli spettatori e agli artisti che hanno vissuto e in parte stanno vivendo un periodo molto difficile ma che adesso stanno reagendo con estrema e rinnovata creatività.

Il titolo di questa edizione è “Eccesso di realtà”, cosa significa?

Io e Luca viviamo a Roma, ma veniamo spesso ad Arezzo e ci facciamo grandi viaggi in macchina che diventano riunioni. Da queste lunghe chiacchierate e dai versi di Eliot che dicono “Il genere umano non può reggere troppa realtà” abbiamo preso ispirazione e creato il titolo di questa edizione. E poi c’è l’immagine che abbiamo scelto, un’immagine molto potente: con un mare di immondizia, un’immondizia metaforica, specchio dei tempi che stiamo vivendo. Nella foto, però, c’è anche dell’altro: c’è uomo vivo sulla spiaggia, la spiaggia stessa è pulita e ci sono gli alberi che con la loro ombra riparano dal sole. Insomma, a ben guardare si trova anche un forte messaggio di speranza.

E poi ci sono gli spettacoli: oltre 60 eventi e Pippo Delbono come padrino del festival.

Per noi i padrini sono persone prima che artisti, persone che hanno impressionato me e Luca quando eravamo più giovani e ai quali adesso vogliamo restituire tutta la nostra gratitudine. Pippo Delbono è uno di questi. Intorno a lui e alla sua opera ci sarà un convegno, una due giorni, il 13 e il 14 luglio a Sansepolcro, intitolato “Così violento, così fragile”: si tratta di una serie di incontri curati da Gianni Mantella, il quale racconterà l’opera di Delbono. Pippo, inoltre, ci farà anche il regalo di rifare il suo spettacolo teatrale “La Notte”; in più verrò proiettato il suo film “Grido”.

Vent’anni di Kilowatt Festival è un traguardo importante. Gli anniversari, poi, diventano la scusa per fare un bilancio. Il tuo qual è?

Io e Luca avevamo 27 anni quando iniziammo nel 2003. Ricordo molto bene la prima edizione: pochi giorni, 2500 euro di risorse, amici artisti che venivano in cambio di una cena e i genitori di Luca “costretti” a partire per le vacanze a luglio per liberare la casa a Pieve Santo Stefano per far dormire lì i nostri ospiti e colleghi. Vent’anni insieme a tantissime persone, alcune sono ancora oggi con noi dalla prima edizione, altre sono nuove, altre continuano ad arrivare. Se ripenso a questi vent’anni mi viene in mente la scena finale di “8 e mezzo” di Fellini, con tutte le persone della vita che sfilano, ballando, in una lunghissima passerella. Questi vent’anni sono stati una vera e propria danza insieme alla città di Sansepolcro. E da quest’anno anche Cortona. Ma credo che serva un forte radicamento con il “tuo” territorio, prima di poterti allargare. Per me che sono originaria di Città di Castello e per Luca che è di Pieve Santo Stefano, la Valtiberina è la nostra casa anche se adesso viviamo a Roma.

Cosa ti aspetti dal futuro?

Credo e spero possa essere più luminoso, e credo dipenda soprattutto da noi. Qualunque cosa succeda.

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