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martedì | 23-12-2025

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Eventi e Cultura

Oltre l’emozione: Eric Waddell racconta il cuore del gospel, dalle radici afroamericane alla Toscana

In occasione del Toscana Gospel Festival 2025, Eric Waddell e gli Abundant Life Gospel Singers tornano protagonisti in Toscana con due appuntamenti molto attesi: il 27 dicembre ad Arezzo, all’Auditorium Caurum Hall e il 28 dicembre a Chianciano Terme, al Palamontepaschi. Due concerti che mettono in dialogo culture, sensibilità e storie diverse, unite dalla stessa vibrazione profonda che da sempre attraversa il gospel.

Da questi eventi nasce l’incontro con Eric Waddell, una rara occasione per ascoltare direttamente la voce di chi il gospel non lo interpreta soltanto, ma lo vive, lo insegna e lo guida ogni giorno. Reverendo, direttore di coro e formatore di Baltimora (Maryland), Waddell è uno dei testimoni più autentici di una tradizione profondamente radicata nella storia afroamericana, capace di raccontare il gospel come atto di fede, esperienza collettiva e linguaggio di resistenza, speranza e comunità.

C’è infatti una differenza sostanziale tra ascoltare il gospel e conoscerlo davvero: tra lasciarsi travolgere dall’energia di una melodia e comprenderne fino in fondo le radici, il significato e la forza spirituale.

Questa intervista nasce dal desiderio di andare oltre la superficie, per entrare nel cuore di una musica che troppo spesso riduciamo a stile o a emozione istantanea. Un dialogo pensato per chi ama la musica e per chi vuole scoprire cosa accade davvero quando il gospel prende voce.

“Ciao Eric, intanto grazie per aver accettato di fare questa intervista. La tua passione per la musica gospel è nata molto presto e ti ha accompagnato attraverso lo studio, la fede e la pratica quotidiana. Puoi raccontarci il tuo percorso: da giovane salmista e studente al Conservatorio Peabody fino a diventare direttore di un coro internazionale?”

“Il mio percorso musicale si è sempre svolto sul podio del coro, formando cantanti e cori. Ho iniziato in giovanissima età e ho sempre saputo che il mio cammino mi avrebbe portato lontano. È stata davvero una grande carriera.”

“Essere chiamato “Reverendo” ha un significato che va ben oltre un titolo. Che valore assume questo ruolo nel tuo modo di vivere e condividere la musica gospel?”

“Vivo e respiro il gospel. Questa è stata la mia vita fin dall’età di 12 anni: predicare e cantare.”

“Come descriveresti la musica gospel a chi la ascolta per la prima volta, soprattutto al pubblico italiano che spesso ne percepisce l’energia ma non sempre ne conosce le radici più profonde?”

”La musica gospel scuote l’anima. Ti fa venire voglia di battere le mani, pestare i piedi e gioire.”

“Il gospel nasce come esperienza collettiva di fede, condivisione e comunità. Quanto è importante questo spirito nel tuo lavoro con il coro e cosa cerchi di trasmettere, oltre alla tecnica vocale, nella preparazione di un concerto?”

“Per me è fondamentale portare la buona notizia del Vangelo per sollevare la nostra comunità, chi è malato e ha bisogno di guarigione, incoraggiare i poveri e i più deboli.”

“C’è un momento preciso in cui senti che coro e pubblico entrano davvero in connessione? Che emozione provi quando accade e come cambia l’esibizione in quell’istante?”

“Sono sempre obbediente allo Spirito e al movimento di Dio. Lo Spirito Santo è essenziale nel canto, e io mi affido a ciò che Lui vuole fare durante il concerto.”

“Cantare gospel in una chiesa negli Stati Uniti è molto diverso dal farlo in un teatro europeo. Quali differenze percepisci e cosa ti restituisce il pubblico europeo, in particolare quello italiano?”

“Il pubblico italiano mi trasmette energia e apprezzamento per ciò che facciamo negli Stati Uniti. Amo la passione e tutto ciò che la circonda.”

“Il tuo repertorio unisce tradizione e contemporaneità. Come trovi l’equilibrio tra il rispetto delle radici del gospel, degli spirituals, e un linguaggio capace di parlare ancora al presente?”

“Sono cresciuto in una chiesa dove ogni domenica si cantava musica tradizionale e contemporanea. Il gospel è una musica in continua evoluzione e bisogna sempre essere pronti a cambiare per la prossima generazione.

“Se dovessi scegliere un “podio” personale delle tue canzoni gospel preferite, quali metteresti ai primi posti?”

“Senza dubbio l’inno gospel God Is di James Cleveland del 1979. (Cleveland scomparso nel 1991 è stato una figura centrale nella musica gospel, soprannominato il “Re del Gospel”)

“Dopo quasi duecento concerti in Italia, hai incontrato molti luoghi, città e pubblici diversi. C’è un’esperienza o un ricordo legato alla Toscana e al Toscana Gospel Festival che senti particolarmente vicino al tuo cuore?”

“Ricordo una volta in cui il coro stava cantando e abbiamo fatto una chiamata all’altare: in tantissimi sono venuti con le lacrime agli occhi, adorando Dio insieme. Amo quando lo Spirito di Dio ci rende uno”.

“Qual è il messaggio che senti di lasciare a chi ti ascolta oggi, in particolare ai più giovani o a chi si avvicina al gospel per la prima volta?”

“Noi poggiamo le nostre fondamenta sulla musica gospel e sul nostro padre Thomas Dorsey. Il gospel deve superare età, barriere, genere, lingue ed etnie. La musica gospel è una grande espressione della gioia che proviamo e della fede in ciò che crediamo. Il suo suono ti rende libero, in chiesa, di esprimere le tue emozioni a Dio.”

“Bob Marley disse: “Se Dio non avesse avuto canzoni da farmi cantare, non avrei cantato nessuna canzone. Le canzoni vengono da Dio, tutte”. Pensi che la musica possa ancora cambiare il mondo?”

“Dio usa sempre la musica per unirci come popolo. La musica ci aiuta a esprimere i nostri sentimenti. La buona notizia è il gospel.”

Info per gli spettacoli Officine della Cultura – tel. 0575 27961 – 338 8431111

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