Eventi e Cultura
«L’avvenire è una possibilità da costruire, non da temere», il messaggio di speranza di Don Ciotti ai giovani
Fondatore del Gruppo Abele nel 1965 e successivamente di Libera, rete che oggi unisce centinaia di realtà impegnate nella lotta alle mafie e nella promozione della giustizia sociale, Don Luigi Ciotti, ospite del Foiano Book Festival, è da oltre cinquant’anni una delle voci più ferme e autorevoli del Paese quando si parla di legalità, diritti, educazione civile, dignità umana. Un sacerdote che ha trasformato parole dense e spesso consumate dal linguaggio pubblico — memoria, giustizia, responsabilità — in pratiche, relazioni e percorsi collettivi.
La sua presenza al Foiano Book Festival, nella monumentale chiesa della Collegiata mercoledì 26 alle ore 18 assieme a Paolo Pezzati di Oxfam e Marco Bertotto di Medici senza Frontiere, non è soltanto una testimonianza autorevole, ma anche un invito. Un invito a riflettere, discutere, riconoscere ciò che ci unisce e ciò che necessita di essere cambiato. Il dialogo dedicato a “Responsabilità e riconciliazione”, in un contesto segnato da tensioni sociali, nuove povertà e sfiducia nelle istituzioni, assume il valore di un gesto culturale e civile: un esercizio di comunità.
Don Ciotti, negli ultimi decenni lei ha trasformato parole come “giustizia”, “responsabilità” e “memoria” in impegno concreto e collettivo. In un tempo frammentato e spesso indifferente, cosa significa oggi assumersi davvero la responsabilità del bene comune?
Significa fare la propria parte: niente di più, niente di meno. Non serve cercare scuse — “non ho gli strumenti”, “non mi compete”. Il bene comune è responsabilità comune: se ci sottraiamo, il bene comune si degrada e diventa un male comune, e il male non è mai mezzo gaudio.
E parlo di cose quotidiane: pagare le tasse, denunciare piccole irregolarità, prendersi cura degli spazi pubblici, accorgersi delle fragilità vicino a noi. Non possiamo risolvere tutto da soli, ma possiamo segnalare, sostenere, essere sentinelle del bene comune e delle minacce che lo riguardano. Anche le sfide più grandi — cambiamento climatico, disuguaglianze, mafie — si affrontano unendo le piccole forze di tutti.
L’incontro di Foiano ha un titolo impegnativo: “Responsabilità e riconciliazione”. Da cosa dobbiamo ripartire per ricostruire legami e fiducia?
Dai territori. Dalla cultura e dall’educazione capaci di accendere riflessioni e generare consapevolezza. Dobbiamo tornare a esserci negli spazi pubblici, fisicamente, creando occasioni per incontrarsi, confrontarsi, costruire idee e relazioni.
Abbiamo delegato troppo alla dimensione virtuale, dove il pensiero si polarizza e si impoverisce. Bisogna tornare nei paesi e nelle città con la tenacia di un rappresentante che crede nel proprio prodotto. Il nostro prodotto si chiama bene comune.
Quanto è importante il lavoro che Libera svolge con i giovani nella lotta alle mafie e alle ingiustizie?
Non spetta a me dire quanto sia importante. Spero lo dicano i risultati: le brecce culturali, i cambiamenti nei territori, i segni lasciati nella vita dei giovani. Alcuni percorsi danno risultati immediati, come l’uso sociale dei beni confiscati alle mafie; altri sono semi, lunghi da far germogliare ma capaci di generare coscienza, legami, partecipazione. Prima delle mafie dobbiamo combattere l’assuefazione alle mafie: l’idea che clientelismo, corruzione e illegalità siano inevitabili o quasi innocue. Quello che chiamiamo crimine normalizzato.
Uno dei cardini del suo messaggio è il rapporto tra legalità e giustizia. Come possiamo restituire senso a queste parole?
Vivendole, non solo proclamandole. C’è tanta ipocrisia: si usa la parola legalità come bandiera, per darsi un’identità morale. Ma la legalità non è un fine: è un mezzo. Il fine è la giustizia.
Legalità non significa obbedienza cieca a qualsiasi legge, né accettare norme che colpiscono i più deboli, come quelle che criminalizzano i migranti. La giustizia deve essere la bussola. E ciò che è giusto, la coscienza lo sa prima delle regole.
Nel dialogo saranno presenti anche Oxfam e Medici Senza Frontiere: segno che diritti, disuguaglianze e conflitti non sono più solo temi locali. Che ruolo possono avere le piccole comunità, come Foiano, nella costruzione di un mondo più giusto?
Hanno un ruolo decisivo. È nelle comunità che nasce la coscienza civile. Ognuno di noi si forma attraverso la famiglia, la scuola, l’ambiente in cui cresce. Le comunità culturalmente vive sono serbatoi di pensiero, partecipazione e democrazia.
Dobbiamo guardare globalmente, sì, ma senza sottovalutare il potere delle scelte quotidiane: nel consumo, nella gestione delle risorse, nell’accoglienza, nella cura reciproca.
Molti giovani si sentono disorientati e senza prospettive. Se potesse consegnare loro una sola frase, quale sarebbe?
Che l’avvenire non è un tempo da temere o attendere: è un tempo della possibilità, da costruire insieme, a partire da adesso.
Don Luigi Ciotti al Foiano Book Festival in un dialogo pubblico con OXFAM e MEDICI SENZA FRONTIERE
Responsabilità e riconciliazione: quando le parole diventano impegno.
26 NOVEMBRE 2025 ORE 18 CHIESA DELLA COLLEGIATA DI FOIANO DELLA CHIANA

