Accademia Casentinese, focus su letteratura e storia del 1500

Andrea Matucci è professore all’Università degli Studi di Siena. La sua prima linea di ricerca si è focalizzata sul nostro Rinascimento, in particolare sulla figura di Machiavelli, su cui ha tenuto una conferenza anni fa in questa nostra accademia, e sulla storiografia rinascimentale, in particolare sull’opera di Piero Parenti. Questo filone di studi si è concretizzato in numerose pubblicazioni e convegni,tra cui è il caso di citare: Storici e battaglie a Firenze, Piero Parenti nella storiografia fiorentina ; Per una analisi dello stile narrativo della storiografia rinascimentale ; Machiavelli i “Discorsi” e la storia ; Machiavelli nella storiografia fiorentina. Per la storia di un genere letterario e Note per l’edizione della “Storia fiorentina” di Piero Parenti. A questa linea di ricerca se ne è affiancata un’altra sul romanzo moderno, che ha visto, tra le altre, pubblicazioni su Alessandro Manzoni, così come il volume Tempo e romanzo nell’Ottocento: Manzoni e Nievo. Più recentemente i suoi interessi convergono sulla poesia moderna e contemporanea.
Nei primi decenni del Cinquecento, sull’onda e per la pervasività delle Guerre d’Italia, la nostra letteratura stabilì un rapporto strettissimo con la storia, e ne dettò le regole, attraverso Machiavelli, Ariosto, Guicciardini. Tale rapporto non si è mai interrotto, e si è anzi approfondito e adeguato ai nuovi tempi ogni volta che la Storia, attraverso la guerra, è entrata prepotentemente nella vita di tutti: è accaduto con le Guerre Napoleoniche, e con le due guerre mondiali, soprattutto la seconda. Ma negli ultimi decenni, grazie soprattutto alla svolta impressa al romanzo storico da Umberto Eco, questo rapporto si è modificato nel senso di una sempre più massiccia, a volte quasi esclusiva, presenza nelle opere letterarie di personaggi storici, reali e documentati. Ne è un esempio l’ultimo lavoro di Cinzia Della Ciana, Discendenze impossibili, dove l’autrice trasforma in personaggi, e quindi in persone, due famose regine, Giovanna la Pazza e Margherita d’Austria, legate da un vincolo parentale che la storia ufficiale tende quasi sempre a sottacere. La sua reinvenzione letteraria, mettendo in scena un colloquio fra le due che non è mai accaduto, ma che sarebbe potuto accadere, mostra infatti meglio di qualsiasi ricostruzione documentaria il ruolo di Carlo V, figlio della prima e padre della seconda, nel gestire un potere che, allora come oggi, tende a escludere le donne, o a costringerle spesso a rinunciare a una vita di affetti. Come in altre sue precedenti opere, il lavoro di Cinzia della Ciana fa riflettere il presente nel passato, e il suo studio delle psicologie nella tipica libertà della letteratura, dove tutto è plausibile e immediatamente comprensibile, avvicina a noi personaggi del passato che altrimenti rimarrebbero nomi su un libro di storia.