Elezioni Regionali
Toscana, attivisti pentastellati attaccano il campo largo: “Traditi i valori del Movimento, democrazia dal basso disattesa”

A poche ore dal voto per le Regionali in Toscana, si accende lo scontro interno al Movimento 5 Stelle. Un gruppo che si firma ‘attivisti toscani’ lancia una durissima critica alla linea del “campo largo” e alle modalità con cui sono state formate le liste elettorali, denunciando una gestione verticistica e il mancato rispetto dei principi fondanti del Movimento.
«Sono stati traditi i valori del Movimento, negata la trasparenza e disattesa la democrazia dal basso – si legge in una nota diffusa dagli Attivisti M5S Toscana –. Le scelte calate dall’alto hanno sostituito il confronto e la partecipazione, pilastri che avrebbero dovuto guidare ogni decisione».
Gli attivisti ricordano di aver inviato “in tempi non sospetti” ai coordinatori territoriali un documento nel quale si sollecitava il rispetto dello Statuto, del Codice Etico e del Regolamento interno, in particolare per quanto riguarda le autocandidature e la formazione delle liste. Tuttavia, spiegano, “alla luce di quanto accaduto, quei principi sembrano essere stati messi in secondo piano”.
«Non siamo invidiosi o isolati, né i “non candidati” o i “bastian contrari” – sottolineano –. Siamo attivisti delusi e rattristati da un metodo che rischia di svuotare il Movimento della sua essenza partecipativa».
Secondo la nota, il Regolamento M5S non sarebbe stato applicato in diversi casi, mentre “sarebbero state ammesse pluri-candidature non contemplate e candidature comunicate oltre i termini previsti, senza pubblicazione tempestiva delle liste”. Una diffida formale, definita “amara ma necessaria”, è stata inviata ai vertici per segnalare presunte irregolarità, ma “la risposta ricevuta è stata generica, priva di riferimenti puntuali alle criticità sollevate”.
La critica si estende anche alla scelta politica dell’alleanza con Eugenio Giani, definita «un punto di rottura interno», perché «politicamente incompatibile con la visione originaria del Movimento». Alcuni gruppi territoriali, denunciano, “hanno scelto di non presentare alcuna candidatura in segno di protesta contro un percorso percepito come poco democratico e non credibile”.
«Oggi assistiamo a decisioni calate dall’alto e all’emarginazione di chi è attivo da anni nei territori. Veniamo a conoscenza dei candidati da una pagina web», affermano diversi militanti, richiamando il mancato coinvolgimento dei gruppi territoriali previsto dal Regolamento.
Gli attivisti parlano apertamente di una “denuncia politica interna” e chiedono un cambio di rotta: «Non intendiamo accusare singole persone, ma un metodo che contraddice lo Statuto del M5S, secondo cui il Movimento assicura la massima trasparenza e garantisce agli iscritti il diritto di informazione e partecipazione».
A rafforzare la loro posizione, anche un riferimento ai recenti risultati elettorali: «Le esperienze delle Marche e della Calabria dimostrano che il progetto del campo largo, portato avanti senza confronto e senza reale condivisione con i territori, non convince né i cittadini né l’elettorato del Movimento, che rischia di scegliere l’astensione».
Infine, il comunicato lancia una richiesta esplicita: «Alla luce di quanto accaduto e dei risultati delle ultime tornate regionali, riteniamo opportuno un cambiamento dei coordinatori territoriali e l’azzeramento del direttivo nazionale. Non è con le alchimie di vertice che si riconquista fiducia, ma tornando tra la gente, con la forza delle idee e non delle alleanze».