Elezioni Regionali
Puzzle Giunta regionale, Giani prende tutto il tempo. Boni si può fare, Casini alla finestra

Chiuse le urne e archiviate le celebrazioni per la vittoria del “campo largo”, in Toscana è iniziata la partita più delicata: quella della formazione della nuova Giunta regionale.
Il presidente Eugenio Giani, rieletto alla guida della Regione, ha annunciato di voler prendersi tutto il tempo necessario per definire la squadra di governo, con l’obiettivo di chiudere entro metà novembre, data limite per l’approvazione del bilancio regionale.
“Dobbiamo far presto, ma soprattutto dobbiamo fare bene – ha dichiarato Giani –. La nuova Giunta dovrà garantire equilibrio, competenza e rappresentanza dei territori.”
Equilibri interni e alleanze nel nuovo scenario del “campo largo”
La composizione della futura Giunta rispecchierà la complessità della nuova maggioranza, composta da Partito Democratico, Italia Viva, Lista Giani-Casa Riformista, Alleanza Verdi Sinistra e Movimento 5 Stelle.
Il Pd, che ha visto ridursi il proprio gruppo consiliare da 22 a 15 eletti, è ora diviso in due aree di pari forza: da una parte i riformisti, dall’altra gli schleiniani, con Giani nel ruolo di mediatore tra le diverse anime.
Otto gli eletti vicini alla segretaria nazionale Elly Schlein, sette i riformisti, a cui si aggiunge lo stesso Giani. Gli altri posti in maggioranza saranno distribuiti tra la Lista del Presidente (4 eletti), Avs (3) e M5S (2).
Il presidente ha chiarito che le scelte “non saranno solo questione di preferenze”, ma terranno conto di merito e competenza, lasciando spazio anche a figure esterne.
I nomi più accreditati per la nuova Giunta
Nel toto-giunta regionale spiccano alcuni nomi dati quasi per certi.
In primis Monia Monni, assessora uscente all’Ambiente e Protezione civile, pronta alla riconferma. Poi Matteo Biffoni, ex sindaco di Prato e già presidente Anci Toscana, forte di oltre 22mila preferenze, e Simone Bezzini, che i sindacati di Cgil, Cisl e Uil hanno indicato come figura di continuità alla Sanità, per completare la riforma avviata.
Tra le figure emergenti, Cristina Manetti, ex capo di gabinetto di Giani e coordinatrice di Casa Riformista, che potrebbe ricevere la delega alla Cultura o alla Comunicazione.
Per l’area progressista di Avs è in pole Lorenzo Falchi, sindaco di Sesto Fiorentino, mentre per il M5S si fa il nome di Irene Galletti, alla prima esperienza di governo.
Sul fronte Pd, appaiono paritetiche le possibilità di incarico o reincarico per l’ex sindaca di Empoli Brenda Barnini, di Alessandra Nardini (Istruzione e Formazione, 14mila preferenze) e di Leonardo Marras (Attività produttive, 13mila voti) e Serena Spinelli, attuale titolare del Sociale e Politiche abitative.
Scende invece l’ipotesi di Stefania Saccardi (Italia Viva) alla presidenza del Consiglio regionale, ruolo che potrebbe invece andare a un esponente dem schleiniano.
La questione aretina: Boni in sospeso, Casini in attesa
Nell’area aretina, al momento sembrano escluse le ipotesi di ingresso in Giunta per Giovanni Grasso (Lista del Presidente) e Francesco Romizi (Alleanza Verdi Sinistra).
Diverso il caso di Filippo Boni, giovane esponente del Pd valdarnese e uno dei candidati più votati dell’intera tornata elettorale, il cui nome resta nelle valutazioni di Giani, non insensibile alla forte spinta proveniente dal territorio.
Se Boni dovesse essere scelto per un incarico in Giunta, a subentrare in Consiglio regionale sarebbe Roberta Casini, sindaca di Lucignano, prima dei non eletti nel collegio aretino.
Un ritorno di peso per la politica provinciale, che riporterebbe un volto noto dell’amministrazione locale tra i banchi del Consiglio toscano. E soprattutto la Provincia di Arezzo rafforzerebbe la propria rappresentanza a Firenze, con due esponenti di maggioranza e uno di opposizione, Gabriele Veneri di Fratelli d’Italia.
Un equilibrio ancora da scrivere
Giani punta a una Giunta paritaria tra area dem e alleati, con quattro assessori Pd e quattro espressioni esterne, per tenere insieme tutte le anime del “campo largo”.
I riformisti chiedono un ruolo di pari dignità rispetto agli schleiniani, forti dei risultati personali di figure come Biffoni, Barnini e Marras. Dall’altra parte, la corrente progressista vuole segnare la “discontinuità” con nuovi nomi, come Stefania Lio e Gianni Lorenzetti.
“Serve una squadra che unisca esperienza e rinnovamento – ha spiegato un esponente dem toscano –. La sfida è dare rappresentanza a tutti, senza rinunciare alla coesione.”
Ancora in discussione anche il ruolo del sottosegretario alla Giunta, che potrebbe andare al giovane consigliere Bernard Dika, uomo di fiducia del presidente.
Per quanto riguarda il vertice del Consiglio regionale, oltre alla presidenza, resta aperta la corsa alla carica di capogruppo Pd, con un derby tutto pisano tra Alessandra Nardini e Antonio Mazzeo.
Una corsa contro il tempo
Il calendario è serrato: entro la metà di novembre, la nuova Giunta dovrà essere operativa per consentire l’approvazione del bilancio ed evitare l’esercizio provvisorio. Fino ad allora, il “puzzle” del Giani bis resta tutto da comporre.
Con una certezza: i prossimi giorni saranno decisivi per capire chi salirà e chi scenderà nello scacchiere politico toscano — e se anche la provincia di Arezzo riuscirà ad avere un posto di rilievo nel nuovo governo regionale.