Economia
Natale: un italiano su quattro ha rinunciato a fare regali
Un italiano su quattro ha rinunciato a fare un regalo. Per scelta economica, per insofferenza verso una tradizione che si sta progressivamente perdendo, perché ha preferito investire su viaggi o su altro parte di quegli euro che gli anni precedenti venivano destinati ai doni. Da una ricerca svolta dal Consulente del Lavoro Sandro Susini, fondatore di Susini Group STP, emerge che la rinuncia al regalo non si è accentuata soltanto nei ceti meno abbienti, ma anche in quello che una volta veniva chiamato il “ceto medio”, che risulta essere sempre più impoverito. E non fanno eccezione i regali per i più piccoli. Un quinto degli intervistati ammette di aver rinunciato anche ai regali per i bambini. Il 23% delle famiglie monitorate (oltre 800 sparse sul territorio) ha dichiarato che ha dovuto effettuare tagli definiti “dolorosi”, ma necessari. È questa la fotografia che emerge dall’approfondito studio elaborato da Sandro Susini, Consulente del Lavoro e fondatore di Susini Group STP, studio fiorentino leader nella consulenza del lavoro, in qualità di Direttore del Centro Studi Conflavoro PMI.

Sandro Susini, fondatore di Susini Group STP
L’analisi, presentata in questi giorni, offre una visione strutturata e completa delle dinamiche di spesa degli italiani durante le festività 2025, evidenziando trasformazioni profonde nei comportamenti di consumo, nelle priorità familiari e nelle modalità di acquisto. Emerge con chiarezza come la contrazione della spesa non sia un fenomeno congiunturale, ma il sintomo di una riorganizzazione strutturale delle priorità economiche familiari, dove la tradizione del dono viene progressivamente subordinata alla sostenibilità del bilancio domestico. La rinuncia al regalo diventa così un indicatore sociale significativo, che fotografa non solo difficoltà economiche, ma anche un cambiamento culturale nel rapporto tra ritualità festiva e capacità di spesa reale delle famiglie italiane.
I dati raccolti dal Centro Studi diretto da Susini delineano un quadro chiaro: “la spesa complessiva per il Natale 2025 scende a 18,4 miliardi di euro”, registrando una contrazione dell’8% rispetto ai 20 miliardi dell’anno precedente. Ancora più significativa la riduzione della spesa media familiare mensile, che passa da 2.300 a 1.980 euro, con un calo del 13,9%. Anche i regali subiscono una leggera flessione, attestandosi a 204 euro medi per famiglia contro i 210 del 2024, dichiara il consulente.
Come spiega l’analisi di Conflavoro PMI, questa contrazione non deriva da una scelta meramente prudenziale, ma dal peso crescente delle spese obbligate che erodono progressivamente il potere d’acquisto delle famiglie italiane. Casa (33%), beni alimentari ed essenziali (27%), energia e utenze (15%), trasporti e costi assicurativi (9%), sono questi i capitoli di spesa che sottraggono margini alla discrezionalità dei consumi, costringendo le famiglie a ricalibrare profondamente le proprie abitudini.
Uno degli aspetti più rilevanti evidenziati dallo studio di Susini riguarda il ruolo profondamente mutato della tredicesima mensilità: “Se in passato rappresentava un margine di spesa aggiuntivo destinato ai consumi festivi, nel 2025 viene assorbita in larga parte dalle necessità ordinarie come mutui, affitti, bollette, assicurazioni”. La tredicesima non genera più un aumento dei consumi, ma consente alle famiglie di non arretrare eccessivamente rispetto alle tradizioni consolidate, svolgendo una funzione stabilizzante piuttosto che propulsiva. Grazie a questa mensilità aggiuntiva, molti italiani riescono a mantenere la continuità dei rituali – i regali, il pranzo della Vigilia, le occasioni di socialità – evitando di indebitarsi o compromettere la gestione economica di inizio anno.




