Economia
Globalizzazione e stallo europeo: la doppia sfida per le imprese

Il presidente di Confartigianato Arezzo Maurizio Baldi analizza il 35esimo Report Congiunturale: “Le risposte passano per il rilancio del Made in Italy”.
Il peso della pressione fiscale, unito all’incertezza sugli scenari economici d’autunno delineati dal 35° Report di Confartigianato “Le nuvole dell’incertezza e gli scenari dell’autunno 2025”, frena ulteriormente la ripresa. Il documento analitico è stato presentato a livello nazionale nel corso di un webinar ed ha messo sotto la lente alcuni fattori che ricadono anche sull’economia del territorio.
Nel secondo trimestre 2025 mentre Stati Uniti e area Ocse hanno registrato segnali di ripresa, l’Unione europea ha visto un rallentamento, con le principali economie manifatturiere europee in terreno negativo. Nei primi sette mesi dell’anno la produzione manifatturiera italiana ha segnato una flessione dell’1,5%, con cali più marcati per moda e meccanica. In controtendenza le costruzioni, cresciute del 4,7%, e i servizi, che nel primo semestre hanno registrato un +1,9%, trainati anche dal turismo, in aumento dell’1,9% nelle presenze.
Arezzo in questo contesto si configura come un mercato particolare, in cui occupa un ruolo significativo il commercio dei metalli preziosi, legato sempre al prezzo della materia prima e che provoca una continua insicurezza e oscillazione. La gioielleria e oreficeria aretina – secondo i dati della Camera di Commercio di Arezzo-Siena relativi al primo semestre 2025 – risulta interessata anche dal processo di rientro dai valori eccezionali realizzati nel 2024 grazie alla performance “anomala” del mercato turco. Nonostante quindi la crescita del prezzo dell’oro il bilancio è negativo sia nel secondo trimestre (-27,5%) che nel consuntivo dei primi sei mesi (-25,3%).
La fotografia tratteggiata dall’ente camerale sottolinea anche l’andamento del resto dei settori. Fra le altre tipologie merceologiche, nel primo semestre risultano in crescita agricoltura (+17,4%), prodotti alimentari (+9,1%), prodotti chimici (+13,6%), prodotti farmaceutici (+1%). In flessione, le bevande (-1,7%), articoli in gomma e materie plastiche (-16,7%), elettronica ed elettromedicale (-11,6%), apparecchiature elettriche (-25,1%), macchinari (-2,1%), autoveicoli e mezzi di trasporto (-10%) e mobili (-14,9%).
“A fronte di questi dati l’economia italiana – riflette il presidente di Confartigianato Imprese Arezzo, Maurizio Baldi – si trova oggi a fare i conti con le conseguenze di una globalizzazione che, se da un lato ha aperto nuovi mercati, dall’altro ha esposto le imprese a forme di concorrenza sempre più aggressive e spesso sleali. Le aziende italiane ed europee devono misurarsi con Paesi che producono a costi molto più bassi, grazie a salari minimi, scarsa sicurezza sul lavoro e limitati vincoli ambientali. Un quadro – puntualizza Baldi – che rende la competizione impari e che erode i margini delle imprese italiane ed europee, costrette invece a rispettare standard elevati”.
La solidità del mercato del lavoro non basta a compensare i tassi elevati dei prestiti, che penalizzano gli investimenti in macchinari dopo cinque trimestri consecutivi di calo. Sullo sfondo, le prossime scadenze della finanza pubblica, dall’aggiornamento del Documento di finanza pubblica al Disegno di legge di Bilancio, delineano un quadro in cui resta aperta la partita della spesa e del debito. “Abbiamo raccontato la globalizzazione come una grande opportunità ed è stato così – sottolinea Bladi – ma non abbiamo considerato abbastanza l’impatto di una concorrenza che oggi pesa sulle nostre imprese. Per competere davvero occorre parificare gli standard di sicurezza, quelli di qualità del lavoro e di tutela ambientale a livello globale, affinché tutti i paesi possano avere gli stessi margini operativi. Diversamente si verifica una disparità di risorse impiegate in investimenti sulla qualità del lavoro con costi che gravano direttamente sulle imprese e tempi che si allungano”.
In questo scenario, la ricetta per il futuro, secondo Baldi, passa dalla valorizzazione del Made in Italy, da una maggiore tutela e tracciabilità dei prodotti e da investimenti in formazione per accompagnare le imprese, soprattutto artigiane, nell’accesso ai mercati internazionali. Ma anche da un’Europa più coesa. “Se Francia, Germania e Italia condividono le stesse difficoltà – conclude Baldi – è il momento di fare fronte comune. Solo un’Europa compatta può difendere le sue imprese e il valore della propria produzione”.