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sabato | 03-05-2025

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Un padre, un figlio, la vera storia di fiabe che parlano a tutti. Nicoletti: “Vi presento il mondo visto con gli occhi di Tommy”

Una storia di affetto, coraggio e creatività, un viaggio dentro l’immaginazione e la neurodivergenza, capace di restituire senso e poesia anche alle traiettorie più inaspettate della vita. È quella di Gianluca e Tommy Nicoletti, padre e figlio, protagonisti ieri al Parco Menchetti di Arezzo di un incontro emozionante e partecipato, inserito negli appuntamenti per i dieci anni di Autismo Arezzo, coordinati dal presidente dell’associazione Andrea Laurenzi.

Al centro dell’evento, il racconto della nascita del loro ultimo libro, “Nel paese dove i maiali volano e i lupi galleggiano” (La nave di Teseo), un’opera illustrata da Tommy e narrata da Gianluca. Un libro fuori dagli schemi, pensato per i bambini ma capace di parlare anche agli adulti, attraversando il confine sottile tra fantasia e neurodiversità. «Ho preso i disegni di Tommy e sono venute fuori delle favole. Tommy vede delle cose del mondo che a noi sfuggono», ha spiegato Gianluca Nicoletti, scrittore, giornalista e voce tra le più autorevoli in Italia sui temi dell’autismo.

Quella che i Nicoletti portano avanti è molto più di una testimonianza: è un’azione culturale consapevole, capace di far riflettere, smuovere le coscienze, immaginare un mondo più accogliente. «Il mondo non è un posto a misura di persone che hanno singolarità rispetto a punti di vista comuni e all’omologazione – ha detto Nicoletti –. Arezzo è una realtà privilegiata. Sono venuto qui una quindicina di anni fa e ci troviamo però a dire le stesse cose. È bello che non siamo cambiati: vogliamo combattere e fare cose concrete per i nostri figli. Ma se ci guardiamo intorno, vorremmo tutti scappare nel paese dove i maiali volano e i lupi galleggiano, perché sicuramente staremmo in una realtà più a misura dei nostri figli strampalati».

Il giornalista ha poi lanciato una riflessione tagliente ma profondamente vera: «Il mondo delle persone neurotipiche, cioè con cervelli tutti uguali tra loro e omologati, difficilmente accetta che esistano persone con punti di vista diversi. Non lo accetta a livello di confronto e ideologie e ancora meno lo accetta nel mondo radicale dei cervelli diversi, come quelli dei nostri figli».

L’incontro è stato un’occasione rara e preziosa per ascoltare dal vivo una voce lucida e affilata, mai rassegnata, capace di coniugare il racconto personale con l’analisi sociale. Una testimonianza che ha toccato il cuore dei numerosi presenti e fornito strumenti a tutti coloro che vivono – da genitori, educatori, operatori o semplici cittadini – il bisogno di costruire una cultura che sappia davvero accogliere la differenza e trasformarla in valore condiviso.

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