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venerdì | 22-08-2025

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«Faccia a faccia con un trigone, creatura primordiale». Romano Barluzzi racconta un incontro speciale negli abissi marini

Un giornalista abituato alle cronache quotidiane può trasformarsi, in vacanza, in narratore di meraviglie. È ciò che è accaduto a Romano Barluzzi, firma brillante, tra le altre, di Arezzo 24 e appassionato subacqueo, appena rientrato da un’immersione nell’Area Marina Protetta del Plemmirio, a Siracusa. Nelle profondità blu ha vissuto un incontro che definisce “straordinario”, corredato da immagini spettacolari che il fotosub Emanuele Vitale, suo compagno d’immersione, ci regala: quello con un “trigone”, noto anche come “pastinaca”.

«Il trigone (per la scienza Dasyatis pastinaca) appartiene alla sottoclasse degli Elasmobranchi – racconta Barluzzi – come squali, razze, torpedini e mante. Ebbene, gli Elasmobranchi hanno fatto la loro comparsa sul nostro pianeta oltre 400 milioni di anni fa, ben prima dei dinosauri! È stato insomma come incontrare un essere sbucato da un’altra dimensione spazio/temporale, più che un alieno venuto da un altro mondo».

L’attimo del contatto

Il giornalista ricorda con emozione il momento del faccia a faccia:

«Dopo avermi scansato a meno d’un metro di distanza, mi è sfilato accanto senza la minima variazione del suo nuoto/volo, senza estrarre il pungiglione che ha sulla coda. Insomma è stato del tutto tranquillo, come indifferente, pur avendomi percepito bene, evidentemente. Me ne sono rimasto immobile, sospeso nel blu, col respiro trattenuto…e domande senza pretesa di risposte: “…chissà da dove arrivi, cosa mai starai facendo qui, dove te ne stai andando?”».

Il segreto del silenzio

Forse, suggerisce Barluzzi, è stato proprio quel “silenzio muscolare e respiratorio” a permettere l’armonia particolare dell’incontro: un equilibrio labile quanto necessario tra uomo e creatura marina, nel rispetto reciproco, lungo il filo d’una manciata di secondi. «L’immenso privilegio di trovarmi lì in quel momento a poter osservare così da vicino tanta meraviglia. E il pensiero un po’ malinconico che queste creature sono oggi “specie protette”, per essersi ritrovate a rischio d’estinzione!»

Un’esperienza che, ancora una volta, conferma quanto il mare sappia essere scrigno di vita antichissima e custode di segreti capaci di lasciare senza fiato anche chi è abituato a raccontare storie ogni giorno.

«Non dobbiamo perdere la capacità di meravigliarci – sostiene ancora Barluzzi – di fronte agli spettacoli naturali, la curiosità di conoscerne i perché, il desiderio di viverne i misteri ancor più che di svelarne i segreti. Per poi farne partecipi tutti!»

Il patrimonio delle AMP

Il giornalista ricorda infine

«l’immenso valore che hanno le “AMP Aree Marine Protette” del nostro Paese, che sono più di 30 – elenco disponibile in chiaro nel sito del Ministero dell’Ambiente, ndr – e tutte propongono servizi di divulgazione attiva diretta agli utenti, tramite eventi, pubblicazioni e visite dal vivo. Quasi tutte prevedono escursioni a impatto zero, come lo snorkeling, l’apnea, il kayak o battelli elettrici col fondo trasparente. E molte consentono immersioni guidate con autorespiratore a cura di guide ambientali qualificate presso i diving-center autorizzati della zona. Un grande patrimonio a portata di mano, sebbene inspiegabilmente ancora semi sconosciuto e del quale si parla sempre troppo poco! Eppure, ovunque siate in vacanza su coste o isole del nostro Paese, se provate a informarvi, scoprirete che nel raggio magari di qualche chilometro da dove vi trovate c’è un’AMP che merita una vostra visita. Andateci! Non ve ne pentirete.»

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