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martedì | 26-08-2025

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«Faccia a faccia con l’aquila di mare, creatura primordiale»: l’incontro subacqueo di Romano Barluzzi

Un giornalista abituato alle cronache quotidiane può trasformarsi, in vacanza, in narratore di meraviglie. È ciò che è accaduto a Romano Barluzzi, firma brillante, tra le altre, di Arezzo 24 e appassionato subacqueo, appena rientrato da un’immersione nell’Area Marina Protetta del Plemmirio, a Siracusa. Nelle profondità blu ha vissuto un incontro che definisce “straordinario sebbene non eccezionale”, corredato da immagini spettacolari che il fotosub Emanuele Vitale, suo compagno d’immersione, ci regala: quello con un’aquila di mare.

Una creatura antichissima

«L’aquila di mare, per la scienza Myliobatis aquila, e con lei il molto simile trigone o pastinaca (Dasyatis pastinaca), appartengono alla sottoclasse degli Elasmobranchi – racconta Barluzzi – come squali, razze, torpedini e mante. Ebbene, gli Elasmobranchi hanno fatto la loro comparsa sul nostro pianeta oltre 400 milioni di anni fa, ben prima dei dinosauri! È stato insomma come incontrare un essere sbucato da un’altra dimensione spazio/temporale, più che un alieno venuto da un altro mondo».

L’attimo del contatto

Il giornalista ricorda con emozione il momento del faccia a faccia:

«Dopo avermi scansato a meno d’un metro di distanza, l’esemplare mi è sfilato accanto senza la minima variazione del suo nuoto/volo, senza estrarre il pungiglione che ha sulla coda. Insomma è stato del tutto tranquillo, come indifferente, pur avendomi percepito bene, evidentemente. Me ne sono rimasto immobile, sospeso nel blu, col respiro trattenuto…e in testa domande di quelle che non pretendono risposte: “…chissà da dove arrivi, cosa mai starai facendo qui, dove te ne stai andando?”».

Il segreto del silenzio

Forse, suggerisce Barluzzi, è stato proprio quel “silenzio muscolare e respiratorio” a permettere l’armonia particolare dell’incontro: un equilibrio labile quanto necessario tra uomo e creatura marina, nel rispetto reciproco, lungo il filo d’una manciata di secondi.

«L’immenso privilegio di trovarmi lì in quel momento a poter osservare così da vicino tanta meraviglia. E il pensiero un po’ malinconico che queste creature sono oggi “specie protette”, per essersi ritrovate a rischio d’estinzione!»

Scrigno di vite

Un’esperienza che, ancora una volta, conferma quanto il mare sappia essere scrigno di vita antichissima e custode di segreti capaci di lasciare senza fiato anche chi è abituato a raccontare storie ogni giorno.

«Non dobbiamo perdere la capacità di meravigliarci – sostiene ancora Barluzzi – di fronte agli spettacoli naturali, la curiosità di conoscerne i perché, il desiderio di viverne i misteri ancor più che di svelarne i segreti. Per poi far tutti partecipi di queste piccole/grandi avventure della conoscenza!»

Il patrimonio delle AMP

Romano ricorda infine

«l’immenso valore che hanno le “AMP Aree Marine Protette” del nostro Paese, che sono più di 30 – elenco disponibile in chiaro nel sito del Ministero dell’Ambiente, ndr – e tutte propongono servizi di divulgazione attiva diretta agli utenti, tramite eventi, pubblicazioni e visite dal vivo. Quasi tutte prevedono escursioni a impatto zero, come lo snorkeling, l’apnea, il kayak o battelli elettrici col fondo trasparente. E molte consentono immersioni guidate con autorespiratore a cura di guide ambientali qualificate presso i diving-center autorizzati della zona. Un grande patrimonio a portata di mano, sebbene inspiegabilmente ancora semi sconosciuto e del quale si parla sempre troppo poco! Eppure, ovunque siate in vacanza su coste o isole del nostro Paese, se provate a informarvi, scoprirete che nel raggio magari di qualche chilometro da dove vi trovate c’è un’AMP che merita una vostra visita. Andateci! Non ve ne pentirete.»

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