Economia aretina, scenario incerto. Export a 4 miliardi (+11,9%) grazie ai metalli preziosi. Rallenta la Turchia, gioielleria in flessione

Si è tenuta questa mattina alla Borsa merci di Arezzo la Giornata dell’Economia organizzata dalla Camera di Commercio di Arezzo-Siena in collaborazione con Banca d’Italia, nel corso della quale sono stati presentati i principali indicatori economici toscani ed aretini. Lorella Rossini, Direttore della Filiale di Arezzo di Banca d’Italia, Vito Barone, Direttore della Sede di Firenze, Andrea Cintolesi e Stefano Rosignoli della Divisione analisi e ricerca economica territoriale della Banca d’Italia hanno illustrato le dinamiche più recenti e gli aspetti strutturali dell’economia toscana.
Economia della Provincia di Arezzo – Rapporto 2025
Il Presidente della Camera di Commercio di Arezzo-Siena Massimo Guasconi ed il Segretario Generale della Camera di Commercio Marco Randellini hanno invece analizzato l’andamento congiunturale dell’economia provinciale.
“Lo scenario che si sta prospettando per il breve e medio periodo, secondo le previsioni elaborate per noi da Prometeia, – ha evidenziato Massimo Guasconi, Presidente della Camera di Commercio di Arezzo-Siena – è estremamente incerto. L’economia statunitense potrebbe affrontare, a causa delle politiche dei dazi, conseguenze negative, tra cui un aumento dei prezzi interni che porterebbe a una diminuzione dei consumi. Si prevede inoltre un rallentamento degli investimenti aziendali, con conseguenti tensioni sul mercato del lavoro. Il modello di crescita cinese continua invece a dipendere prevalentemente dalle esportazioni nette, senza segnali di crescita nei consumi interni e negli investimenti. Per l’economia europea, si prevede che nel medio periodo gli investimenti in infrastrutture e armamenti forniranno un impulso alla crescita, seppur con impatti differenziati tra i vari Paesi. Tuttavia, un rischio persistente è l’inasprimento delle misure protezionistiche, che potrebbero ridurre gli scambi globali e avere un impatto negativo sul PIL nel medio periodo”.
In Italia, gli indicatori congiunturali suggeriscono una modesta crescita dell’attività economica nella prima parte del 2025. L’andamento della seconda metà dell’anno sarà influenzato dalle tendenze dei mercati internazionali. Per quanto riguarda la provincia di Arezzo il valore aggiunto della provincia di Arezzo dovrebbe superare gli 11 miliardi di euro a fine 2024, registrando una crescita reale dello 0,8%. Per il 2025, le stime rimangono moderatamente positive, con un incremento atteso del +0,6%, sebbene permangano diverse incognite che potrebbero modificare significativamente lo scenario. Analizzando i diversi settori registriamo per l’Agricoltura, che rappresenta il 3,1% del valore aggiunto provinciale, dopo una crescita dello 0,9% nel 2024, le previsioni per il 2025 indicano una contrazione del -3,6%. L’Industria, che costituisce il 30,5% del valore aggiunto totale, evidenzia nel 2024 una crescita del 2,5%, che dovrebbe continuare anche nel 2025 con un +1,6%. Le Costruzioni, che valgono il 5,7% del valore aggiunto totale, nel 2024, beneficiando ancora di alcuni incentivi fiscali, hanno proseguito nella crescita (+2,3%) . Tuttavia, dal 2025 si prevede un brusco cambiamento, con una contrazione stimata del -1,5%. Infine i Servizi, che rappresentano il 60,8% del valore aggiunto totale, hanno chiuso il 2024 con una minima contrazione dello 0,2%, ma si prevede un recupero grazie a una crescita del +0,5% nel 2025.
“Sul fronte dell’occupazione, – prosegue Massimo Guasconi- si prevede una crescita del 2,6% nel 2024, seguita da una stabilizzazione nel 2025. Le unità di lavoro (ULA), che misurano il volume di lavoro prestato, dovrebbero registrare un calo dell’1,6% nel 2024 per poi stabilizzarsi nel 2025. Ciò indica un aumento dei lavoratori nel 2024, ma con un minor volume di lavoro prestato. I dati relativi al reddito disponibile delle famiglie aretine sono positivi: il 2024 mostra un incremento del 2,8%, sostanzialmente confermato per il 2025 con un +2,7%. Anche la spesa per consumi finali delle famiglie ha un andamento positivo, con un aumento stimato dell’1,7% rispetto al 2024 e un ulteriore incremento del 2,6% nel 2025. Si tratta comunque ancora di stime che per una provincia come la nostra, particolarmente orientata all’export, possono risentire particolarmente delle tendenze in atto sui mercati internazionali. Comunque anche l’export provinciale del primo trimestre 2025 ha fatto segnare una crescita significativa attestandosi a 3 miliardi e 941 milioni di euro, con un aumento dell’11,9% rispetto allo stesso periodo del 2024. Questa espansione è stata trainata principalmente dal settore dei metalli preziosi, che ha quasi raddoppiato le esportazioni, crescendo del 98% da 911 milioni di euro nel primo trimestre 2024 a 1 miliardo e 800 milioni nel primo trimestre 2025. Il primo mercato di riferimento è la Svizzera con 485 milioni di euro; nel primo trimestre 2025 peraltro, rispetto agli anni precedenti, l’export verso la Confederazione ha superato l’importazione di metalli preziosi (219 milioni di euro). Al contrario, il settore della gioielleria ha subito un calo del -22,8% dopo diversi trimestri di crescita sostenuta.“
“Una contrazione, quella della gioielleria, – sottolinea Marco Randellini, Segretario Generale dell’Ente – dovuta principalmente a un rallentamento della domanda proveniente dalla Turchia, che ha segnato una
diminuzione del 41,2% rispetto al primo trimestre 2024, perdendo circa 460 milioni di euro. Il secondo mercato è quello degli Emirati Arabi che registra un +4,6%. In crescita anche la Francia (+20%) e Hong Kong (+1,4%) ma con volumi molto più limitati rispetto ad EAU e soprattutto alla Turchia. Anche il terzo mercato, gli Stati Uniti, è in contrazione (-9,1%) perdendo circa 10 milioni, recuperati da un altro paese americano, Panama, con un +27,5% rispetto al 2024. L’andamento complessivo del comparto gioielleria-metalli preziosi è stato fortemente influenzato dalle quotazioni record del prezzo dell’oro che è cresciuto, nel primo trimestre, del 42,4% in euro e del 38,2% in dollaro (nell’intero 2024 la crescita è stata del 22,9%). L’export aretino di gioielleria rappresenta comunque il 43,4% del totale nazionale e tutti i distretti italiani, con l’eccezione di Vicenza, hanno variazioni negative”.
Passando alla moda, che ha un andamento, rispetto al resto della Toscana, molto meno negativo, pari al -1,4% rispetto al primo trimestre 2024, è importante evidenziare la buona performance della pelletteria che fa registrare un +10%. Segnali di criticità si evidenziano però se si analizzano le ore di cassa integrazione. Quelle autorizzate nel primo trimestre 2025 hanno sfiorato il milione, con una flessione del 33,6% rispetto al 2024. Circa due terzi sono state di gestione ordinaria (-3,7%) e il restante terzo di gestione straordinaria (-60,5%). Per l’abbigliamento sono state autorizzate 51.348 ore (+323%), per la pelletteria: 300.602 ore (+50%) e per mobili-altre industrie (categoria che contiene la gioielleria) abbiamo 86.122 ore (+203%). In calo invece le autorizzazioni per gli altri settori: metallurgia: 112.540 ore (-48%), lavorazione prodotti in metallo: 298.488 ore (-21%) e costruzioni: 40.610 ore (-14%). Rimanendo sempre al primo trimestre 2025, il saldo della nati-mortalità imprenditoriale si è attestato a -123 imprese, una flessione “intermedia” rispetto a quelle riscontrate nell’ultimo decennio. Al 31 marzo 2025, lo stock era di 35.000 imprese (-0,5% su base annua) e quello degli addetti di 117.669 (+0,9% su base annua).
“L’attuale panorama politico, economico e sociale caratterizzato da una sempre più accentuata incertezza con repentini e bruschi cambi di scenario rende arduo ipotizzare l’andamento dell’economia provinciale nel breve e medio periodo. A fronte di un valore aggiunto complessivo del territorio aretino per il 2021, di 9 miliardi di euro a valori correnti, in aumento del 9% rispetto al 2020 abbiamo stimato un recupero nel 2022 del +1,6% e nel 2023 del +2,3%. Si tratta di previsioni che, al momento, possono sembrare ottimistiche anche se è certamente possibile colmare, entro il prossimo anno, la diminuzione del -10,6% subita nel 2020 a causa dell’emergenza pandemica. Circa due terzi del valore aggiunto provinciale (61%) viene prodotto dal vasto comparto del terziario che, oltre ai servizi in senso proprio, comprende anche il commercio, le attività ristorative e del turismo. Il restante terzo è rappresentato dall’industria (29%), dalle costruzioni (6%) e dall’agricoltura (4%). Con un sistema economico che presenta al momento numeri soddisfacenti, soprattutto per quanto concerne l’export, anche il quadro occupazionale si presenta positivo. La flessione iniziata nel 2020, in parte mitigata dagli interventi governativi di salvaguardia occupazionale, è stata già superata nel corso del 2021 dove si registra una crescita del numero degli occupati dello 0,2% rispetto al 2019. In provincia di Arezzo abbiamo avuto quindi, nel 2021, circa 145 mila occupati, il 77% dei quali dipendenti ed il restante 23% indipendenti. Il tasso di disoccupazione provinciale si colloca al 7,2%, al di sotto dei valori 2019 e 2020 ed al di sotto di quello regionale (7,7%) e di quello nazionale (9,7%). Ancora in crescita nel 2021 i depositi delle famiglie (+3,9%) anche se in maniera più limitata rispetto all’anomalo andamento del periodo pandemico quando si era toccato il +6,3%. Crescono anche i consumi finali delle famiglie (+7.9%) che restano comunque al di sotto dei valori del periodo pre-pandemia. Infine permane in “stand by” l’andamento delle iscrizioni-cancellazione al Registro Imprese, caratterizzato da una debole dinamica sia delle nuove aperture che delle chiusure. La demografia imprenditoriale aretina sembra quindi risentire maggiormente, rispetto ad altri indicatori, del clima d’incertezza che sta condizionando la congiuntura economica”.