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sabato | 07-06-2025

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Vaccari: “Signor Presidente, le chiediamo di farsi interprete dei sentimenti degli studenti di Rondine”

C’è un silenzio che parla più forte di qualunque discorso, ed è quello che precede un momento atteso, condiviso, vissuto. Qui, nella Cittadella della Pace di Rondine, quel silenzio è stato rotto dall’eco di migliaia di passi, da parole dette in decine di lingue, da sguardi che si sono incrociati nel nome della speranza. Sono i passi dei giovani che hanno attraversato la marcia per la pace, delle istituzioni, dei cittadini, di chi, oggi più che mai, crede che la pace non sia un’utopia, ma un progetto da costruire, giorno dopo giorno, insieme. E oggi, in questo spazio simbolico, accade qualcosa di storico: accogliamo il Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, testimone di quella Costituzione che all’articolo 11 afferma il ripudio della guerra come mezzo per risolvere le controversie internazionali. In un mondo lacerato da vecchi e nuovi conflitti, la sua presenza qui non è solo formale, ma profondamente civile: è un segnale chiaro, forte, che il dialogo è possibile, che la memoria non basta se non si trasforma in impegno, e che la pace ha bisogno di azioni e di voci, non solo di buone intenzioni. A dare il benvenuto, non poteva che essere la voce di chi ha fatto della pace una scelta radicale di vita: Franco Vaccari, fondatore di Rondine, promotore di un metodo educativo che, da quasi trent’anni, insegna a guardare il “nemico” negli occhi per scoprire, invece, una persona. E allora, nel nome di Janine, nel nome di Liliana, nel nome dei giovani di oggi e di domani, lasciamo che siano le parole di Vaccari a dirci perché siamo qui. E perché, insieme, possiamo ancora immaginare un futuro.

Benvenuto, Signor Presidente!

È per noi una grande emozione, una gioia e un onore accoglierLa oggi nella Cittadella della Pace di Rondine: benvenuto! E ancora grazie.

Qui i giovani internazionali di Rondine, provenienti da luoghi di guerra e post-conflitto, vivono il coraggioso programma biennale dello Studentato internazionale – World House, per superare l’inganno del nemico e spezzare la catena dell’odio. A questi giovani, che adesso sono qui sul palco con Lei, in un abbraccio ideale, si uniscono tutti i presenti per dare loro forza! Tutti i presenti hanno unito nella stessa direzone di pace i propri passi concreti, arrivando qui, a dieci chilometri da Arezzo. Hanno congiunto Arezzo con la Cittadella, considerandola come un giardino posto nel cuore non solo della nostra città di Arezzo, ma di ogni città del mondo, specialmente quelle ferite dalla guerra.

Benvenuti a tutti i camminatori, a tutte le autorità, e a tutti i presenti! È grazie a ciascuno di voi, a tutti coloro che nei decenni hanno contribuito a creare e sostenere l’opera di Rondine: da Arezzo alle tante parti dell’Italia e del mondo, benvenuti e grazie!

Da 28 anni, questo luogo prima di tutto accoglie ogni giorno, da tante parti del mondo, il dolore causato dalle molte forme di violenza e di guerra.

Che noi vogliamo la pace quasi non lo diciamo più: sta per sempre nel nostro nome. Qui, da anni, condividiamo le storie di ferite che provengono dai Balcani, dall’Africa, dal Medio Oriente, dalla Russia e dal Caucaso, e dal 23 febbraio 2022 accogliamo anche il dolore dei giovani ucraini. Da tre anni… e non vediamo la fine!

In questo stesso prato, rideva e scherzava, rifletteva con gli amici palestinesi, progettava un Medio Oriente in pace, Shani, una delle giovani israeliane uccise il 7 ottobre, nel Negev. Da allora condividiamo ogni giorno, con i tanti amici israeliani e non solo, il tormento e l’angoscia per gli ostaggi israeliani.

Così come ogni giorno condividiamo il dolore per le orribili e inaccettabili stragi con decine di migliaia di morti – specialmente civili – che avvengono a Gaza, e che si aggiungono ad anni e anni di sofferenze del popolo palestinese. Penso a Loai, il primo studente palestinese arrivato a Rondine più di 20 anni fa, e che da qualche mese ha dovuto lasciare la Cisgiordania con tutta la famiglia per rifarsi un futuro.

Stragi che avvengono ogni giorno, dopo anni, ancora oggi in Ucraina, ma anche in altre parti del mondo, troppo spesso dimenticate, specialmente quelle da cui provengono i nostri giovani rondinesi.

Ma questo luogo, signor Presidente, è soprattutto testimone del coraggio di giovani che, provenienti da terre lacerate dai conflitti armati, non colpevoli delle guerre, ma eredi dell’evidente fallimento delle leadership dei loro Paesi, non si rassegnano alla logica dell’odio e del nemico, né all’inevitabilità della guerra. Al contrario, si mettono in gioco, vivendo insieme per due anni, giorno dopo giorno, trasformando l’inimicizia ereditata in amicizia praticata. Così diventano liberi e responsabili! Proprio come esorta Papa Leone XIV, che ha incontrato prima di venire qui e che salutiamo con affetto quando afferma: “i nemici si incontrino e si guardino negli occhi, perché ai popoli sia restituita una speranza e sia ridata la dignità che meritano, la dignità della pace”.

Questi giovani aspiranti leader incarnano la visione che annunciammo esattamente trent’anni fa, al Cremlino, nell’ultimo giorno della mediazione di pace che realizzammo, ottenendo la prima tregua di 72 ore nel conflitto armato in Cecenia. Alla domanda dei delegati del Presidente Eltsin “Perché siete qui?”, rispondemmo: “Perché la guerra cessi un minuto prima e si salvi una vita in più.” Da allora, sempre — in ogni guerra e anche oggi — chiediamo e ripetiamo, implicitamente ed esplicitamente: cessino le armi! Cessino subito! Tregua! Dialogo! Quel momento è diventato, per tutta Rondine, lo zenit: la pratica dell’articolo 11 della nostra Costituzione italiana, l’educazione al ripudio della guerra. Articolo di cui Lei, Signor Presidente, è altissimo custode e fedele interprete.

Da allora è iniziata una storia di fiducia, che pratichiamo quotidianamente nelle relazioni. Cerchiamo di essere ospitali nei confronti dei giovani che vogliono spezzare la catena dell’odio, coinvolgendoci nei loro dolori e nei loro sogni, facendoli diventare un po’ nostri. Impariamo a stare nei conflitti senza paura e a costruire fiducia, perché la fiducia non si compra nei centri commerciali. E il dolore non evapora, va condiviso: non vogliamo che diventi rabbia, rancore, vendetta. Ma non vogliamo neanche difenderci dal dolore, diventando indifferenti.

Con loro e con tutti i presenti vogliamo agire e condividere un’esperienza concreta: il privilegio di essere nati in un tempo e in un luogo senza guerre, l’Europa! A Rondine sventola la bandiera europea proprio perché ci sentiamo spiritualmente, culturalmente e politicamente europei. Quello che qui avviene è certamente perché siamo italiani, ma altrettanto certamente perché siamo europei. Non abbiamo merito per questo immenso dono di pace che ci è stato fatto e sappiamo che c’è un unico modo per vivere bene un privilegio: condividerlo. Per questo alimentiamo ogni giorno la consapevolezza di questo bene prezioso, e vogliamo essere con i giovani protagonisti del compimento del sogno europeo, per immetterlo nello scenario mondiale come un inedito fermento sicuro di pace, ma anche risarcimento per quegli errori commessi che non vogliamo dimenticare. Da Rondine, Signor Presidente, le rinnoviamo questo nostro impegno civile senza confini.

Signor Presidente, siamo qui per vivere un momento di festa insieme. Con Lei inauguriamo YouTopic Fest, il nostro festival annuale, che definiamo da anni, in sorprendente sintonia con Papa Leone: “Tre giorni disarmanti”. Qui condividiamo un profondo motivo della festa: la guerra non uccide tutto, l’odio non divora tutti. Ciascuno di noi può compiere un passo – il passo possibile – e generare speranza e pace. E, coerentemente con questo impegno, ci chiediamo, chiediamo ai governi e chiediamo anche a Lei: davvero troveremo pace soltanto rafforzando la logica delle armi? Davvero la corsa accelerata al riarmo disegna il mondo che vogliamo? Crediamo – così ci hanno insegnato i nostri maestri – che la forza della pace sia prima di tutto morale, spirituale, culturale, educativa, politica, diplomatica. E crediamo che si debba chiedere urgentemente di riprendere quel cammino di riduzione bilanciata degli armamenti che in una stagione recente aveva iniziato a raggiungere traguardi significativi nel cuore di una crescente distensione mondiale. Chi riprenderà quel cammino? Signor Presidente, le chiediamo di farsi interprete di questi sentimenti. Quest’anno nei giorni del festival lavoreremo sul tema “ImmaginAzione” perché il futuro sia il sogno che vogliamo e non l’incubo che temiamo, osservando gli scenari attuali. Al termine di questi giorni speriamo di poter lanciare insieme un messaggio di pace forte e, come sempre, concreto.

Quindi grazie per essere qui, Signor Presidente, nello stesso punto in cui il 9 ottobre 2020 la Senatrice Liliana Segre ha dato la sua ultima testimonianza pubblica, consegnandoci il suo testimone morale e civile. La carissima amica Liliana non è qui con noi, ma ci saluta e la ringraziamo con tutto il cuore per la sua amicizia e per la sua incessante testimonianza di pace.

Questo luogo, dedicato alla sua amica Janine, uccisa ad Auschwitz, ci ricorda non solo la Shoah ma ogni genocidio della storia, ogni sterminio, ogni crimine contro l’umanità. Da qui continuiamo a impegnarci contro ogni indifferenza e ogni violenza, convinti che nessuna ingiustizia subita autorizza a compiere una nuova ingiustizia.

Ebbene, davanti a lei, Signor Presidente, dichiaro aperto ufficialmente Youtopic Fest 2025!

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