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mercoledì | 19-11-2025

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Cronaca

Trapianti di capelli in studio non autorizzato, paziente in pericolo di vita: denunciati due sanitari per esercizio abusivo e lesioni gravissime

La Polizia di Stato ha denunciato due operatori sanitari per esercizio abusivo della professione medica e lesioni personali gravissime.

Le indagini, svolte dalla Squadra Mobile della Questura di Arezzo sotto il coordinamento della Procura della Repubblica, hanno permesso di far emergere l’esistenza di attività sanitarie illecite all’interno di uno studio medico del centro cittadino, dove venivano effettuati interventi di trapianto del cuoio capelluto senza personale abilitato e in assenza delle autorizzazioni previste dalla normativa vigente.

L’inchiesta ha avuto origine dalla denuncia di una donna che, dopo essersi sottoposta a un trattamento di trapianto dei capelli presso quello studio, era stata ricoverata d’urgenza in stato di incoscienza all’Ospedale San Donato di Arezzo, in imminente pericolo di vita, a causa di una grave infezione insorta al momento dell’anestesia. Stabilizzata dai sanitari dopo ripetuti tentativi di rianimazione, la paziente ha manifestato agli operatori del Posto di Polizia ospedaliero la volontà di sporgere denuncia per quanto accaduto.

Su delega della Procura, gli investigatori hanno acquisito la cartella clinica della donna, ascoltato persone informate sui fatti ed effettuato ulteriori accertamenti documentali per ricostruire l’attività svolta all’interno dello studio medico e l’identità di chi eseguisse materialmente gli interventi. È emerso che i trapianti di capelli venivano pubblicizzati, anche tramite social network, come semplici trattamenti estetici di rinfoltimento, mentre nella realtà si trattava di operazioni di microchirurgia realizzate con strumenti medici e anestetici locali da personale privo di titoli e competenze.

Le persone sentite hanno riferito di essere state rassicurate, prima del trattamento, sulla sicurezza delle procedure e sulla presenza di un medico abilitato, circostanze risultate poi non veritiere. L’indagata, una cittadina quarantenne di origini sudamericane, eseguiva materialmente gli interventi pur essendo in possesso di una laurea in medicina conseguita all’estero non riconosciuta in Italia e quindi non idonea all’esercizio della professione. All’interno dello studio medico, con la piena consapevolezza del titolare, disponeva di un locale ad uso esclusivo dove effettuava visite e trattamenti, richiedendo pagamenti in contanti compresi tra 1.400 e 1.500 euro. All’esterno della struttura era inoltre presente l’insegna della società a lei riconducibile, poi rimossa dopo il ricovero della paziente che ha dato avvio alle indagini.

A seguito dei gravi eventi, la Squadra Mobile ha eseguito un controllo presso lo studio medico, riscontrando la presenza di postazioni e strumenti riconducibili agli interventi chirurgici non autorizzati nonché di documentazione pubblicitaria del servizio offerto dall’indagata. Gli accertamenti successivi hanno confermato che i trattamenti venivano svolti con la piena consapevolezza del medico titolare dello studio, nonostante l’indagata non fosse iscritta all’Ordine dei Medici né abilitata in Italia, esponendo gli ignari pazienti a rischi significativi e provocando, nell’ultimo intervento documentato, lesioni di particolare gravità.

Sulla base degli elementi raccolti, i due soggetti sono stati denunciati in concorso per esercizio abusivo della professione medica e lesioni personali gravissime. Nei loro confronti la Squadra Mobile, su disposizione della Procura della Repubblica di Arezzo, ha notificato nei giorni scorsi l’avviso di conclusione delle indagini preliminari.

Ai sensi del D.Lgs. n. 188/2021 si precisa che, in considerazione dell’attuale fase del procedimento, nei confronti degli indagati vige la presunzione di innocenza fino a eventuale sentenza definitiva di condanna.