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lunedì | 11-08-2025

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Tragedia in A1, la lettera aperta di Andrea Ceccherini: “Il sistema tiene perché c’è chi non si tira indietro. Anche quando nessuno guarda”

FIRENZE – Un dolore che non si attenua e una riflessione che diventa appello. A una settimana dal drammatico incidente avvenuto il 4 agosto sull’autostrada A1, il presidente del Coordinamento delle Misericordie dell’Area fiorentina, Andrea Ceccherini, ha firmato una lettera aperta per ricordare le vittime e accendere i riflettori sulla condizione del volontariato nel sistema dei soccorsi.

Nello schianto, che ha coinvolto un’ambulanza della Misericordia di Terranuova Bracciolini, hanno perso la vita Giulia Santoni, Gianni Trappolini – entrambi volontari – e Franco Lovari, il paziente che stavano trasportando.

Sabato scorso, una folla commossa ha dato loro l’ultimo saluto. Un abbraccio collettivo che, come sottolinea Ceccherini, “non può e non deve chiudere la vicenda in un minuto di silenzio e un cordoglio di circostanza”.

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«Una tragedia ci ha attraversati – scrive – ma non possiamo permettere che il silenzio torni a coprire ciò che ogni giorno viene ignorato».

Nella sua lettera, il presidente ricorda che quei tre posti occupati in ambulanza rappresentano simbolicamente l’intera comunità del volontariato:

«La verità è che su quell’ambulanza c’eravamo tutti. Tutti noi che ogni giorno mettiamo una divisa per stare accanto a chi soffre. Forse Giulia e Gianni stavano rassicurando il paziente, forse si scambiavano un sorriso. Sicuramente erano presenti, con la mente e con il cuore, come sempre».

Ceccherini non si limita al ricordo, ma punta il dito contro le carenze strutturali del sistema sanitario:

«Diciamolo chiaramente: se la rete sanitaria fosse davvero strutturata, efficiente, vicina ai territori, molti dei trasporti che oggi gravano sul volontariato non sarebbero necessari. Ma quando tutto il resto manca, ci siamo noi. Non per obbligo, ma per senso di responsabilità. Il volontariato non è un’alternativa al sistema: è ciò che lo tiene in piedi quando tutto il resto crolla».

Parole dure, che mettono in luce come dietro la generosità dei volontari ci sia spesso un vuoto di risorse e di organizzazione che spinge queste donne e questi uomini a farsi carico di compiti gravosi e rischiosi.

«Giulia e Gianni sono morti perché hanno scelto di esserci – ribadisce Ceccherini – Per questo non basta ricordarli. Dobbiamo cambiare sguardo: riconoscere davvero il valore di chi serve in silenzio e fare il possibile per proteggere chi ogni giorno tiene accesa la luce in un Paese che troppo spesso dà tutto per scontato».

La lettera si chiude con un monito: non trasformare questa tragedia in un episodio isolato da archiviare, ma in un punto di partenza per ripensare il rapporto tra sistema sanitario e volontariato, affinché la sicurezza e il riconoscimento di chi serve la comunità diventino una priorità.