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sabato | 20-09-2025

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Scomparsa di Paola Casali, 14 anni dopo resta il mistero: l’indagato di Arezzo sceglie il silenzio

Sono passati quattordici anni dalla scomparsa di Paola Casali, la casalinga 49enne di cui si persero le tracce a Licata, in Sicilia, il 20 febbraio 2011. Un enigma mai risolto, che ancora oggi pesa come un macigno sulla famiglia e che resta al centro delle indagini coordinate dalla Procura di Agrigento, guidata dal procuratore Giovanni Di Leo.

Ieri si è registrato un nuovo passaggio nell’inchiesta: l’interrogatorio dell’unico indagato per omicidio, un sessantenne originario della Sicilia ma da anni residente in provincia di Arezzo. L’uomo, accompagnato dal suo legale di fiducia, ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere. Una scelta che mantiene intatta l’ombra dei sospetti e che riporta l’attenzione sulla sua figura, già finita nel mirino degli inquirenti fin dall’inizio.

In un primo momento, infatti, aveva negato persino di conoscere Paola Casali. Solo dopo che i tabulati telefonici lo collocarono a Licata nel giorno della scomparsa, ammise di averla frequentata, pur sostenendo di non avere mai avuto con lei una relazione sentimentale. Una versione che non ha mai convinto del tutto i magistrati.

Quella domenica di febbraio del 2011 resta avvolta nel mistero. Paola si trovava a Licata per alcuni giorni di vacanza insieme al compagno. In mattinata telefonò alla figlia maggiore chiedendole di firmare un prestito da 5 mila euro, una richiesta anomala che aumentò l’ansia dei familiari. Dopo quella conversazione, alle 18, il suo cellulare si spense per non riaccendersi mai più. Da allora di lei non si è saputo più nulla. La vicenda della scomparsa della donna approdò anche in tv, alla trasmissione “Chi l’ha visto”.

Le figlie Elena e Marika hanno sempre escluso l’ipotesi di un allontanamento volontario. Hanno raccontato di difficoltà economiche, della dipendenza dal bingo che aveva trascinato la madre nei debiti e delle pressioni esercitate dal compagno per ottenere denaro. Per questo, nel 2021 hanno chiesto e ottenuto la riapertura del caso, sostenute dall’associazione Penelope. La loro battaglia è perché venga fatta piena luce: sulla telefonata, sul comportamento del compagno, sui tabulati, su ogni traccia lasciata quel giorno.

L’inchiesta, affidata ai Carabinieri del comando provinciale di Agrigento, prosegue. Nei prossimi giorni saranno ascoltate altre persone informate sui fatti, nella speranza di fare chiarezza su una vicenda che, a distanza di 14 anni, continua a essere segnata da domande senza risposta.

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