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giovedì | 29-05-2025

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“Sono scarti della società”, Letizia Giorgianni indagata per diffamazione di Vanneschi e Albertoni

Il crack Banca Etruria e il caso Martina Rossi: i protagonisti di questa vicenda provengono da due casi importanti della cronaca aretina e nazionale. Da una parte Letizia Giorgianni, presidente dell’associazione Vittime del Salvabanche, dall’altra Luca Vanneschi, condannato in primo grado dal Tribunale di Arezzo insieme ad Alessandro Albertoni nel processo per la morte di Martina Rossi, la 20enne di Genova precipitata dal balcone di un albergo mentre si trovava in vacanza a Palma di Maiorca il 3 agosto 2011.

La sentenza impugnata in appello considera entrambi gli imputati colpevoli per morte in conseguenza di altro reatotentata violenza sessuale di gruppo. Sei anni di reclusione a testa, 3 per ciascun reato (ma all’udienza che ha aperto il secondo grado è stata dichiarata la prescrizione per il primo capo di imputazione). Letizia Giorgianni ha commentato più volte il caso via social e alcuni suoi post su Facebook sono finiti sotto la lente di ingrandimento della Procura di Perugia. A segnalarla al pm titolare delle indagini Gennaro Iannarone una querela presentata da Luca Vanneschi che, dopo aver letto il contenuto online, ha sporto denuncia contro di lei alla Polizia Postale di Arezzo.

Come si legge nell’avviso di garanzia, Giorgianni è accusata di aver pubblicato sul suo profilo social messaggi offensivi per la reputazione di Vanneschi. L’atto giudiziario fornisce alcuni esempi:

Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi. Fissatevi questi nomi nella mente. […] Questi due scarti della società ebbero a commentare la morte della ventenne con un post su Facebook ‘A Palma abbiamo lasciato il segno’, attribuendosi il merito dell’impresa […]. Se andate a sbirciare le pagine Facebook dei due individui (ho scoperto di avere amici in comune) vedrete che né il processo né la tragedia di Martina hanno minimamente interferito sulle loro vite mediocri fatte di sciocchezze e stupidità imbarazzanti. Sembra anzi che uno dei due, poco tempo dopo l’accaduto (come riportato da Repubblica) abbia commentato sulla pagina Facebook con queste disarmanti parole: ‘A Palma abbiamo lasciato il segno’“.

Il pm contesta alla portavoce dei truffati di Banca Etruria che

commentando il fatto vero della condanna del Vanneschi […] (ne n.d.r) offendeva la reputazione tacendo la circostanza che trattavasi di sentenza di primo grado non definitiva“. Nel far questo, secondo la Procura, Giorgianni ha utilizzato “un linguaggio non continente (‘scarti della società’) o non funzionale a veicolare il messaggio (‘vite mediocri fatte di sciocchezze e stupidità imbarazzanti’)” e ha dato credito all’idea che l’imputato autore della querela “si fosse attribuito come un merito la vicenda, in pratica autoaccusandosi dell’accaduto“. Condotta tanto più grave per il magistrato inquirente in quanto commessa “con mezzo di pubblicità idoneo alla divulgazione tra un numero notevole e indeterminato di persone“.

Dopo la notifica dell’atto, Giorgianni ha affidato (ancora) a Facebook il suo commento sull’indagine che la riguarda, con un post dal titolo “Nessuno ‘diffami’ Caino“:

“Oggi voglio condividere con voi un episodio che mi riguarda e che la dice lunga su quello che sta succedendo alla giustizia italiana.
Il Pm di Perugia ha deciso di notificarmi l’imputazione che vi allego, ritenendomi colpevole di aver DIFFAMATO le due persone accusate di aver tentato di stuprare Martina Rossi, la diciottenne che nel tentativo di sfuggire allo STUPRO DI GRUPPO cade dal balcone e muore. Premetto che i due galantuomini sono stati condannati dal tribunale di Arezzo per il reato sopra citato. La mia colpa per il Pubblico Ministero è di averti definiti “scarti della società” e di non aver specificato che la condanna non era ancora definitiva. Sono sinceramente mortificata di aver usato parole un po’ dure verso questi bravi ragazzi, che, evidentemente costituiscono la migliore espressione della nostra gioventù. Mi dispiace aver urtato la sensibilità di uno dei DUE CONDANNATI PER STUPRO, l’esimio signor LUCA VANNESCHI, di cui per rinfrescare la memoria, pubblico nuovamente una sua immagine. Questa mia repulsione verso chi è condannato di tali crimini, probabilmente, deriva dal mio essere donna e mamma, e pertanto ho sull’argomento evidentemente posizioni faziose e poco equilibrate, visto che dimenticavo che anche i condannati per tali reati hanno una loro “reputazione” da difendere. Però una cosa occorre che ve la dica: non chiederò mai scusa a questi individui, e affronterò come una medaglia al merito tutti i processi necessari, finchè non verrò condannata in via definitiva come DIFFAMATRICE DI PERSONE ACCUSATE DI STUPRO (anche se in via non definitiva)”.

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