San Polo, cronaca di un eccidio

Il 14 luglio 1944, 81 anni fa, la località di San Polo, nei pressi di Arezzo, fu teatro di una delle peggiori atrocità compiute dalle truppe naziste in ritirata, lasciando una ferita indelebile nella memoria provinciale. Solamente due giorni dopo, gli alleati entrarono finalmente nella città, liberandola definitivamente il 16 luglio. Ieri la commemorazione sul luogo della strage.
Quel tragico giorno venne orchestrata una rappresaglia brutale: la 94ª Divisione di fanteria, guidata dal tenente colonnello Wolf Ewert e supportata da reparti della 305ª Divisione, iniziò i rastrellamenti nella notte tra il 13 e il 14 luglio. Circa 65 persone — partigiani, donne, anziani, bambini, drammaticamente un neonato — furono catturate e uccise.
La violenza fu agghiacciante: molti furono fucilati sul posto, mentre altri vennero torturati e gettati vivi in fosse comuni a Villa Mancini/Villa Gigliosi, prima di essere fatti saltare in aria con esplosivi alla gelatina. Tra le vittime anche civili innocenti, presi nella furia del rastrellamento, uccidendo quelli che via via si trovavano in difficoltà nella marcia: una donna incinta, dei bambini, anche un neonato, e degli anziani.
Lo scopo era chiaro: instillare terrore nella popolazione, soffocare le formazioni partigiane presenti nella zona, e ritardare l’avanzata alleata.
Solo il 17 luglio, dopo la liberazione di Arezzo, si provvide alla riesumazione dei corpi per restituirli alla dignità del Sacro Cimitero. Oggi, sul luogo dell’eccidio, un monumento e una scultura in bronzo realizzata nel 2007 commemorano le vittime e mantengono viva la memoria condivisa.
Nel luglio 2024, Laura Ewert, nipote del colonnello nazista che ordinò la strage, ha deposto fiori e chiesto pubblicamente perdono, sottolineando l’importanza del ricordo: “valore della testimonianza e del ricordo perché certi episodi non si verifichino più”.
La strage di San Polo rimane una delle pagine più drammatiche del nostro territorio, un monito che ancora oggi invita a resistere all’indifferenza e a onorare la memoria delle vittime innocenti.
In ginocchio a San Polo, Laura Ewert: “Dolore e vergogna, chiedo scusa” – Foto